Cha-no-yu, acqua calda per il tè, è la Cerimonia alla quale abbiamo partecipato al MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo di Roma. Il rito si è svolto nell’ambito di “Food – Dal cucchiaio al Mondo”, mostra che approfondisce i temi architettonici legati a immagazzinamento, distribuzione, consumo e smaltimento del cibo e delle materie prime.
Il rito è stato officiato dalla Maestra Michiko Nojiri, Direttrice del Centro Urasenke di Roma, che si occupa della diffusione della cultura giapponese, la Stanza del tè è opera dell’Architetto Matilde Cassani. Pomeriggio di poesia che, insieme ad Enrica Lozzi, che ha “ fissato” con i suoi scatti i momenti piu belli, vogliamo farvi vivere.
Ma ora, la storia del tè.
Il tè nacque in Cina ma all’origine non era una bevanda ma una medicina, poi nell’VIII secolo, divenne un gioco alla moda con regole precise: si doveva indovinare il nome e il luogo di produzione della bevanda. In Giappone fu portato dai monaci Zen e lentamente con il passare del tempo divenne una Cerimonia tramandata da Maestro a discepolo con un rituale di gesti ricco di poesia.
Il tè che viene bevuto è il Matcha, un tè raccolto a mano nel mese di maggio dopo che la pianta è stata lasciata in ombra per 20 giorni perché concentri nelle foglie tutte le sostanze nutritive. Dopo la raccolta le foglie vengono prima sottoposte al vapore per fermare l’ossidazione poi ridotte in polvere finissima e poi macinate con una grande ruota di pietra.
Lu Yu, il Dio del tè diceva che le migliori foglie di tè devono piegarsi come gli stivali di cuoio dei cavalieri tartari, arricciarsi come le corna di un bue potente, schiudersi come la nebbia che sale da un burrone, scintillare come un lago sfiorato dallo zèfiro ed essere umide e molli come terra bagnata dalla pioggia.
Il Matcha si scioglie in acqua calda, si mescola con il chasen, il frollino di bambù e si ottiene una bevanda spumosa, cremosa, leggera, un po’ aspra dal profumo di erba appena falciata e dal colore verde luminoso intenso e brillante, un’esperienza sensoriale unica.
La Cerimonia del tè è il modo di preparare e prendere la bevanda. E’ un rito che crea calma e serenità tra tutti coloro che vi partecipano e aiuta a trovare un equilibrio interiore nella vita quotidiana. La Stanza del tè è più piccola delle più piccole case giapponesi, quattro stuoie e mezzo, non accoglie più di cinque persone “più delle Grazie e meno delle Muse”. Gli artigiani che la costruiscono fanno parte di una casta esclusiva rispettata e privilegiata. Essa è la Casa della Pace ed è il precetto dell’umiltà, nulla si ripete né un colore né un disegno, la luce è soffusa, tutti, grandi e piccoli passano attraverso una piccola porta di neppure un metro di altezza, in quel luogo ogni differenza scompare tutti sono uguali, il Samurai è come il più povero degli uomini. La Stanza del tè, Sukja è un luogo fisico ma anche mentale, l’assenza dei mobili e degli oggetti lascia libero il pensiero e permette la contemplazione ma anche un momento di meditazione in cui le ansie si allentano e la vita quotidiana si allontana. E’ la Dimora del vuoto dove abitano semplicità e purezza. E’ la Dimora della Fantasia dove abitano le impressioni poetiche. E’ la Dimora dell’Asimmetria perché ciò che conta è il modo con cui si ricerca la perfezione più che la perfezione stessa.
Nel Tokonoma, il posto della bellezza della Stanza del tè è appeso un Kakejiku, una pittura o la trascrizione di una citazione classica della saggezza Zen, ma anche una poesia. Nella scelta si tiene conto della stagione <<la primavera ha i fiori, l’estate la brezza degli alisei, l’autunno la luna, l’inverno la neve>>.
Nella Stanza del tè i fiori raccontano….
Alla fine dell’inverno un bocciolo di camelia e un ramo di ciliegio salutano l’inverno che se ne va e annunciano l’arrivo della primavera che arriva. In estate invece nella fresca penombra del Tokonoma un solo giglio bagnato di rugiada…..
L’arte di disporre i fiori nasce nel XV secolo quando i vecchi saggi buddisti raccoglievano i fiori strappati dall’Uragano e per l’amore infinito che li univa ad ogni essere vivente li mettevano in vasi colmi d’acqua.
Il principio della Cerimonia del tè si racchiude in quattro parole:
WA armonia, KEI rispetto, SEI purezza, JAKU tranquillità.
Armonia tra i partecipanti, gli oggetti, i suoni e tutto l’Esistente.
Rispetto, quindi attenzione per le persone e gli oggetti e un sentimento di gratitudine profonda per tutto ciò che esiste.
Purezza, quindi pulizia degli utensili, della Stanza, ma anche purezza dello Spirito.
Tranquillità, quindi calma serena che permette di comprendere il significato più profondo di ciò che accade intorno a noi.
Nel silenzio Michiko, soave e leggera libellula ha iniziato il suo rito, noi rapiti, incantati, siamo entrati nel sogno come cullati dalle parole di Okakura Kazuco.
<<lo splendore del meriggio illumina i bambù, le sorgenti gorgogliano lentamente, nella nostra teiera risuona il mormorio dei pini. Abbandoniamoci al sogno dell’effimero, lasciandoci trasportare dalla meravigliosa insensatezza delle cose>>
“Fai una deliziosa ciotola di tè . Disponi la carbonella in modo da scaldare l’acqua. Arrangia i fiori come lo sono nei campi. D’estate evoca la freschezza, d’inverno il calore. Percorri in ogni cosa il tempo. Preparati alla pioggia. Dedica ai tuoi ospiti la massima attenzione. “ (Sen-no-Rikkyu)
La teiera canta delicatamente la sua melodia come un temporale che si abbatte su una foresta di bambù. (Kakuzo Okakura)
Un profumo di avventura e di poesia esce all’infinito da ogni tazza di tè. (Henri Mariage)
Quando t’inchini verso est, ringrazia per i tuoi genitori. Quando t’inchini verso sud, ringrazia per i suoi maestri. Quando t’inchini verso ovest, ringrazia per tua moglie e i tuoi figli. Quando t’inchini verso nord, ringrazia per i tuoi amici, i conoscenti e tutti gli abitanti del mondo. Alzando gli occhi al cielo sii riconoscente di far parte dell’Universo, abbassando gli occhi verso terra, sii riconoscente per la sua generosità.
L’amore e l’amicizia non si chiedono come l’acqua, ma si offrono come il tè.
Partecipando alla Cha-no-yu posso distinguere il bene e il male chi ha cuore e chi non ce l’ha.
Il Maestro si immerge nell’attimo della vita che vive. (Proverbio Zen)
L’arte di bere il tè: un poema ritmato da movimenti armoniosi. (Nitobe Inazo)
L’atmosfera della Cha-no-yu : fiori di prugna e crisantemi invernali; fiori caduti in terra e gialle foglie; bambù verdi, alberi secchi, il gelo dell’alba.
Il tè si beve per dimenticare il frastuono del mondo. (T’ien Yiheng)
Con la neve sciolta faccio bollire tè profumato. (Mencio)
Il fiore è nel Tokonoma come il principe sul suo trono, i discepoli e gli invitati si inchinano davanti al fiore e poi salutano il Maestro.
Cha-no-yu wabi onesto modesto rispettoso umile.
La teiera conforto della solitudine e il piacere della compagnia. (Zen Haiku)
Michiko, bambina bella e sapiente, questo è il significato del suo nome.
Quando il fiore appassisce il Maestro con amore lo seppellisce o lo affida alla corrente del fiume che lentamente lo porta via con sé.
Il tè è un’opera d’arte, solo la mano di un Maestro può renderne manifeste le qualità più nobili. (Okakura Kakuzo)
Chi beve il tè assapora il giorno. (Elite Daily)
L’estasi è una tazza di tè e un dolce di zucchero in bocca. (Alexander Puskin)
… L’ora del tè fumante e dei libri chiusi, la dolcezza di sentire la fine della sera…. (Paul Verlaine)
Usciamo dal sogno con le parole di Gabriele D’Annunzio:
“Voglio che tu beva il mio tè.
Sentirai, il profumo ti arriverà all’anima”
Si ringraziano Emanuela Scotto D’Antuono e Irene de Vico Fallani del Museo MAXXI di Roma
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