
Non più solo monumenti e chiese è quello che, guide turistiche alla mano, cercano i turisti italiani, ma anche esperienze dove l’olio extravergine di oliva è il protagonista principale.
Si tratta però solo di un desiderio che spesso non si avvera. Le percentuali sono queste:
il 69% dei turisti avrebbe il desiderio di visitare un oliveto e il suo frantoio, di partecipare ad una degustazione guidata dal produttore e di acquistare l’olio da portare a casa;
il 37% è la percentuale di coloro che ripartono dopo aver vissuto questa esperienza.
Questo è ciò che emerge dal rapporto “La valorizzazione turistica dell’olio”, realizzato dalla Professoressa Roberta Garibaldi, nell’ambito del venticinquesimo anniversario dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio (ANCO).
Una degustazione, una visita ai frantoi storici, una passeggiata tra gli olivi secolari, questo è ciò che il turista cerca, ma lo fa indipendentemente dalla nazionalità, dal luogo di residenza, dall’età e dal reddito.
C’è un legame misterioso tra l’uomo e l’olivo. L’olio ci accompagna dai primi mesi di vita fino agli ultimi ed è proprio forse per questo che da sempre ci affascina.

Il turismo è cambiato, le mete sono divenute lontanissime, spesso esotiche, ma nel cuore e nella mente di ognuno di noi resta vivo il desiderio di conoscere meglio una semplice spremuta di olive, perché l’olio questo è da migliaia di anni.
E allora in conclusione che dire? L’Italia è uno dei paesi più importanti a livello mondiale per offerta di olio di oliva. La concorrenza estera è spietata, i costi di produzione sono alti, ma il nostro patrimonio varietale unico al mondo può portare lavoro e prosperità, lo dimostrano i dati raccolti dalla Professoressa Garibaldi.
Spetta a tutti i produttori quindi il compito di cambiare veste. Di non essere più semplici “operai” nei loro oliveti, ma padroni di casa pronti ad accogliere, a raccontare, a offrire. Magari inizialmente sarà complicato, ma nel tempo porterà ricchezza e tante soddisfazioni.
Tutto è cominciare…
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