Infinite sono le qualità che si possono attribuire alla forza della natura che è il peperoncino: caldo, piccante, avvolgente, di buon augurio e persino afrodisiaco. Per i seguaci della nutrigenomica si può dire che unito agli spaghetti, possibilmente integrali, a uno spicchio d’aglio e a un buon olio extravergine di oliva italiano si può preparare un piatto semplice, veloce, genuino, che ogni nutrizionista approverebbe, possibilmente da gustare in compagnia in queste fredde serate autunnali.
In questi giorni a Roma, a due passi da Porta Pia, in via Salandra, il Corpo Forestale dello Stato, presso l’Ufficio relazioni con il pubblico ha organizzato una mostra dal nome:
Capsicum ! Il peperoncino: varietà, tutela, utilizzi e curiosità
esponendo un centinaio di piante appartenenti alle varietà selezionate nel campo catalogo gestito dall’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio, a Tarquinia in provincia di Viterbo.
Moltissime sono le specie di questo frutto, anche selvatiche e tanti sono i colori, non solo rosso ma anche giallo, arancio, viola, marrone e anche bianco come i suoi fiori dai 5 o 7 petali, dagli stami giallo tenue.
Il peperoncino appartiene alla famiglia delle Solanacee, una famiglia molto grande alla quale appartengono anche la melanzana, la patata e il pomodoro. E’ una bacca antichissima originaria delle terre del sole dell’America Meridionale e Centrale, quindi cresce in luoghi molto assolati ma va protetto dai raggi diretti che ne bruciano le foglie e i frutti. Si semina a gennaio e si raccoglie da agosto a novembre. E’ ricco di vitamine A ,B, C, E, ma anche di sodio, potassio, calcio, fosforo, magnesio, ferro e zinco. La quantità di vitamina C è superiore a quella contenuta negli agrumi.
Il suo nome Capsicum potrebbe derivare dal latino Capsa che significa cassetta, per la forma a piccola scatola del frutto dove sono contenuti i semi, ma anche dal greco Kapto che significa pungere. La caratteristica principale del peperoncino è infatti la piccantezza che non è un gusto ma una sensazione che gli viene data dalla capsaicina un alcaloide che provoca la sensazione di calore. Tramite la scala di Scoville si misura il grado di piccantezza dei peperoncini. I valori nutrizionali e la piccantezza variano a seconda del luogo di provenienza, del clima e delle sostanze nutritive. Incredibile ma vero può accadere che frutti raccolti nello stesso momento, dalla stessa pianta, abbiano gradi di piccantezza diversi. Il peperoncino viene definito come il fuoco che non si spegne con l’acqua ma con il grasso, infatti quando la lingua brucia basta un sorso di latte o un pezzettino di formaggio. I suoi frutti possono essere consumati freschi, essiccati ma anche sott’olio. Si possono utilizzare anche i suoi semi dopo averli estratti dal frutto e fatti seccare. E’ un alimento medicina, gli indigeni americani lo utilizzavano contro artrosi e il mal di denti, oggi sappiamo che abbassa la glicemia, il colesterolo cattivo, aiuta ad elasticizzare i vasi venosi e arteriosi, è un antibiotico naturale e rende inoffensivi gli agenti patogeni. Cristoforo Colombo aveva capito subito l’importanza e la versatilità della bacca infatti aveva scritto alla regina Isabella di Spagna: << E’ il loro pepe e vale più del pepe. Tutta la gente non mangia senza di esso, che lo trova molto sano. Se ne potrebbe caricare in quest’isola 50 caravelle in un anno.>>
In Italia, in un anno, si producono solo 200 tonnellate di peperoncino, quindi il 70% delle bacche consumate sono importate dal Pakistan, dall’India e dal Messico.
E’ un prodotto soggetto a sofisticazioni e contaminazioni che il Corpo Forestale dello Stato cerca di contrastare, come è accaduto negli anni passati con le operazioni Sudan Rosso 1 e Corno Rosso.
In Italia è coltivato soprattutto in Calabria, Basilicata, Puglia e Abruzzo. In cucina viene utilizzato dall’antipasto al dolce.
Stuzzicante nella cioccolata, originale nel gelato. Conta migliaia di appassionati intenditori tanto che ormai si degusta come un vino e in Calabria, nella splendida Riviera dei Cedri, si conclude sempre il pasto con un bicchierino di Zafarà, un digestivo ottenuto mettendo in infusione alcool, cedro e peperoncino piccante di Diamante.
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