
Di lui si dice: giallo più del sole, aspro più di ogni altro cibo, dissetante più dell’acqua. Il limone, arrivato in Sicilia nel secondo secolo dopo Cristo grazie ai Musulmani, riscuote subito un grande successo. Ben presto si diffonde la credenza che sia in grado di conservare la giovinezza e così il suo succo comincia ad essere aggiunto all’acqua del bagno per rendere morbida e setosa la pelle.
La sua buccia, spesso rugosa, custodisce un succo che contiene acqua per l’89,5%, acido citrico, vitamina C, vitamina PP, B1, e B2, zuccheri, calcio e potassio.
Unghie deboli, occhi lucidi, mani ruvide, pelle grassa, macchie scure, tante possono essere le imperfezioni, ma unico è il rimedio, il limone. Ansia, digestione difficile, raffreddore, tanti sono i piccoli malanni che ci affliggono, ma unica è la cura, il limone.
E in cucina? Senza tema di smentita possiamo dire che è l’ingrediente indispensabile partendo dall’antipasto, passando per le salse, prima tra tutte la maionese, terminando con il dolce, anzi no, con il liquore, il Limoncello, da servire rigorosamente freddo.
Per chiudere in spiritosa asprezza questo è un aneddoto curioso sul re degli agrumi. Era il 1650, quando Famiano Michelini, scienziato e matematico vicino a Galileo e Torricelli, in seguito allo scatenarsi a Pisa di un’epidemia febbrile maligna, aveva pensato di curarla con il semplice succo di limone. A causa dell’inevitabile e prevedibile insuccesso, alcuni buontemponi, durante il Carnevale, per mettere in ridicolo la cura e probabilmente colui che l’aveva scoperta, avevano fatto sfilare un carro allegorico decorato con i limoni sul quale avevano scritto:
<<…de pur v’assalisse il mal da vero / voi d’agro di limon dentro un bicchiere / questo sugo divin che i mali annega / ha forza d’eternar quasi i viventi / che la falce, le forbici ed i denti / alla Parca alla Morte, al Tempo allegra>>.
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