
Torta salata pasquale di origine antica che arriva sulle tavole campane dopo i quaranta giorni della Quaresima, questo è il Casatiello. Antico, ma quanto? Le sue prime tracce risalgono al 1500, così scriveva Giovan Battista Basile, letterato, scrittore e poeta, nella favola “La gatta Cenerentola”.
“E, venuto lo juorno destenato, oh bene mio: che mazzecatorio e che bazzara che se facette! Da dove vennero tante pastiere e casatielle? Dove li sottestate e le porpette? Dove li maccarune e graviuole? Tanto che nce poteva magnare n’assrceto formato”.
Tanti sono anche i simboli religiosi che nasconde. La forma rotonda a corona, come il cerchio dorato intrecciato con settanta spine, che cingeva il capo di Gesù durante la crocifissione. La croce che chiude le uova nell’impasto, come albero della vita, unione tra terra e cielo, ricordo della passione e morte di Gesù. Le uova come doni augurali, simbolo della vita, Ex ovo omnia (<<tutto dall’uovo>>).
Ora, passando dal sacro al profano, di lui possiamo dire che è profumato, saporito, godurioso grazie al suo ripieno fatto di formaggio, salame, sugna e una manciata di pepe nero che solletica il palato e inebria. Il Casatiello, dal latino cascatus, fatto con il cacio, oggi è la torta salata da portare in campagna il Lunedì dell’Angelo.
Fino al secolo scorso era anche il cibo da strada, venduto in forma di monoporzione, dai venditori ambulanti nei vicoli di Napoli, ma anche pegno d’amore. In occasione della Pasqua era usanza, tra i giovani fidanzati, scambiarsi dei doni, il ragazzo regalava il classico uovo di cioccolato accompagnato da un bouquet di fiori, la ragazza ricambiava con un casatiello fatto con le sue mani.
Primavera: profumo di fiori e di Casatiello.
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