
Era il mese di maggio, un maggio insolitamente freddo per la città di Roma. Gli abiti primaverili erano ancora chiusi negli armadi. Io un po’ affaticata attendevo il tuo arrivo da mesi, felice sì, ma anche un po’ intimorita.
Ci conoscevamo, ma non ci eravamo mai visti. L’emozione quindi era tanta. Ero certa che con il tuo arrivo la mia vita sarebbe cambiata per sempre, sapevo che non sarei stata più sola. Il pensiero di te non mi avrebbe più abbandonata. Tanti mesi per pensarti, per immaginarti, tanti progetti per un futuro insieme, un futuro che speravo di gioia e felicità. In quei giorni, l’amore nato tra noi, già mi sottraeva a me stessa. Come sempre accade, avrei amato ogni cosa di te. I tuoi pregi e i tuoi difetti, le tue debolezze, ti avrei difeso da tutto e da tutti, contro ogni evidenza. Sarei stata al tuo fianco, sempre e comunque, pronta a qualsiasi rinuncia pur di averti, pur di vederti felice. Si dice che amare è un salto nel vuoto. Nel nostro caso non sarebbe stato così, eravamo troppo simili per non amarci per sempre. Io sul piatto della bilancia avevo messo tutto, ma a te avrei detto metti quel che vuoi. Il luogo dell’incontro è sempre importante, spesso cambia le sorti di una vita. Nel nostro caso lo era più che mai. Quindi lo avevo studiato, vagliato, considerato. Mi ero consigliata, poi, alla fine, avevo deciso per l’Isola di San Bartolomeo, cara ai romani di oggi e a quelli di ieri, languida e bellissima quando scende la sera. E tu, di sera, avevi annunciato il tuo arrivo. Spaventata ed emozionata ero arrivata al luogo dell’incontro. Il Tevere scorreva lento, lo avevo a lungo osservato nella lunga notte dolorosa e difficile. Le ore passavano lente, io stanca e preoccupata ti attendevo, a tratti la paura mi portava a pensare che qualcosa di terribile sarebbe potuto accadere. Poi alla fine, dopo tante ore, quando il giorno volgeva nuovamente al termine eri arrivato. Eri piccolo, tenero, un po’ rosso, non bellissimo, ma per me lo eri e lo saresti sempre stato. Non piangevi, dormivi tranquillo, il fiume che aveva cullato Romolo e Remo, ti aveva salutato, e cullava anche te. Eri arrivato finalmente! Nonostante le tante difficoltà che inevitabilmente vi sarebbero state, le delusioni, i dolori, eri arrivato a colorare le mie giornate e a riempire di gioia la mia vita.
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