
Via le tovaglie! Perché? Questa è la domanda che ci facciamo noi, tapini ospiti, ogni qualvolta, entrando in un ristorante, vediamo un tavolo nudo pronto ad accoglierci. Dov’è finita la mise en place? Dov’è l’abito della tavola? Perché sottrarre invece che aggiungere, visto che spesso il conto resta da capogiro?
Di carta, di plastica, a quadretti, di candido lino, qualsiasi materiale, ma non il tavolo freddo e spoglio. Negli anni ci siamo adattati a tutto: a cuochi improvvisati nati solo dopo sei mesi di corso frequentato in improbabili scuole, vogliosi solo di divenire i nuovi Carlo Cracco; a camerieri che lo sono solo per la stazzonata divisa che indossano; a giovani talmente inesperti che non hanno idea di cosa vi sia nei piatti che servono e, ahinoi, neppure come servirli. Giovani annoiati con altri progetti nel cassetto, totalmente persi nei loro pensieri da sfuggire, come pudiche educande, lo sguardo supplichevole di noi malcapitati clienti.
Ma ora basta! La misura è colma. Se non un pasto e un servizio decente, rivogliamo almeno le tovaglie.
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