
Correva l’anno 1279, l’Italia era internazionale e cosmopolita grazie alle Crociate che avevano fatto conoscere nuovi popoli e nuovi mondi, ma anche grazie ai traffici commerciali che ormai coprivano tutta l’Europa. Era precisamente il giorno 2 del mese di febbraio e nella Repubblica di Libero comune di Genova, il notaio Ugolino Scarpa stava redigendo l’inventario dei beni, che il suo cliente, il militare Ponzio Bastone, aveva lasciato ai suoi eredi. Chiuso nel suo studio guardava dalla finestra il mare, quel mare che aveva fatto della sua città una grande potenza navale e commerciale. Chiuso nel suo studio, tra codici, leggi e testamenti, pensava con orgoglio a Genova ormai indipendente politicamente, economicamente e culturalmente. Mentre l’uomo di legge ricopiava diligentemente la lista dei beni mobili del suo defunto cliente, ecco apparire davanti ai suoi occhi affaticati da tanto studio: <<Bariscella plena de macaronis>>. Questa è la prima testimonianza scritta, che noi italiani abbiamo tanto cercato, che attesta l’origine italiana della pasta. Pasta secca sicuramente, altrimenti impossibile da conservare per poter essere lasciata in eredità ai posteri. Testimonianza vera, sicura e certa, ancora oggi consultabile nell’Archivio di Stato di Genova nel registro II carta 51. Allora oggi la domanda sorge spontanea, sarà stato poi Marco Polo, mercante viaggiatore veneziano, a scoprire la pasta, attribuendogli nazionalità cinese o meglio indonesiana, lasciandone traccia nel libro Il Milione, dettato al romanziere cavalleresco Rustichello da Pisa, nelle carceri di San Giorgio a Genova? Probabilmente no! La pasta è tutta italiana.
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