Quasi tutti i prodotti che utilizzo nella mia cucina arrivano direttamente dai produttori. Acquisto quelle che io definisco ‘’materie prime’’, accendo i fuochi e produco. Ad esempio la farina di farro arriva da Firenzuola, tutti gli agrumi arrivano da Lentini, le mandorle da Avola. Con i produttori si è instaurato un rapporto di amicizia telefonica, si parla del raccolto, del clima, del duro lavoro e anche degli scarsi guadagni. Qualche mese fa con il produttore delle mandorle si parlava di modi di dire, di detti dialettali, quando ad un tratto mi ha fatto la famosa domanda rituale che però io non conoscevo: << ‘U vidisti ? ‘U sintisti ? ‘U tastasti ? >> Alla mia risposta: << Ma cosa ? >> Lui ha esclamato: << Ma il Gigante, il terremoto, il pesce spada >>. Con le sue mandorle ho preparato questa torta che si mangia fredda, si disfa in bocca e in cottura sprigiona un meraviglioso profumo di burro e vaniglia come quello che si sentiva passando davanti alle antiche pasticcerie.
- Farina 250 g
- burro morbido a pezzetti 200 g
- zucchero 150 g
- mandorle tritate 150 g
- vaniglia 1 bacca
- Unire tutti gli ingredienti senza lavorarli troppo per non riscaldare la pasta.
- Imburrare e infarinare una tortiera,
- mettere l’impasto riducendolo con le mani in briciole creando uno strato regolare.
- Infornare e cuocere per 50 minuti a 180 °C.
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