Pochi sanno che il Carnevale nasce in India e poi attraverso l’Asia Minore arriva fino ai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. A Roma il Carnevale è sempre stato festeggiato da tutti: giovani e vecchi, ricchi e poveri. Per pochi giorni all’anno tutti si riversavano per le strade, dimenticando le classi sociali e i patimenti della vita quotidiana, festeggiando e divertendosi.
Si organizzavano banchetti, palii e corse sfrenate di cavalli berberi da piazza del Popolo a piazza Venezia. Sfilavano le maschere tradizionali di Rugantino, Meo Patacca e Cassandrino, ma anche quelle delle figure della vita quotidiana, come il nobile povero e decaduto, il medico, la cameriera, la dama e il brigante. Durante il Rinascimento il Carnevale romano raggiunge il massimo del suo splendore. Nel 1464 sale sul Soglio pontificio il veneziano Paolo II e i cronisti del tempo, definiscono in quel periodo i festeggiamenti del Carnevale “splendidissimi”. Si iniziava con il corteo ufficiale delle autorità e delle maschere lungo via del Corso, a quel tempo detta via Lata. C’erano poi i banchetti nei giardini accanto alla Basilica di San Marco Evangelista, ai quali partecipavano i cittadini più in vista. Venivano serviti piatti raffinati a base di carne e di pesce, ottimi vini e gli avanzi venivano gettati al popolo che assisteva divertito. Famose erano le “portate di parata”, già presenti nei banchetti medioevali. Erano piatti che venivano cucinati e costruiti solo per essere ammirati, spesso si cuoceva una scrofa, la si rivestiva della sua pelle e poi gli si mettevano intorno i piccoli come li stesse allattando. Oppure si cuoceva un pavone, lo si ricopriva delle sue piume, si apriva la sua coloratissima ruota e dal becco si faceva uscire una fiamma. Lo scrittore Wolfgang von Goethe scriveva: << Il Carnevale di Roma non è precisamente una festa che si offre al popolo, ma è una festa che il popolo offre a se stesso >>.
Oggi a Roma il Carnevale è festeggiato soprattutto dai bambini, ma tutti: giovani e vecchi, ricchi e poveri, mangiano le castagnole, che hanno questo nome perché la loro forma ricorda le castagne. Non sono un dolce tipicamente romano perché ogni regione italiana ha le sue e le profuma con liquori e aromi diversi, a volte vengono accompagnate dalla cioccolata calda o dalla panna montata.
- farina 00 500 g
- lievito per dolci 8 g
- burro 35 g
- zucchero grezzo di canna 100 g
- vaniglia 1 bacca
- uova 150 g
- vino bianco dolce 3 cucchiai
- panna qualche cucchiaio
- Setacciare la farina e il lievito.
- Aggiungere lo zucchero e mescolare accuratamente.
- Unire il burro a pezzetti, la polpa di vaniglia raschiata dalla bacca, le uova leggermente sbattute e il vino.
- Impastare gli ingredienti aggiungendo la panna necessaria per ottenere un composto omogeneo.
- Lavorare la pasta energicamente per 10 minuti.
- Con le mani formare delle palline e metterle sulla carta da forno. Scaldare abbondante olio d’oliva in un tegame portandolo alla temperatura di 160 °C circa.
- In mancanza del termometro immergere un pezzetto di pane, quando il grasso gli sfrigolerà intorno, l’olio sarà caldo al punto giusto.
- Utilizzare l’olio di oliva che ha bassa acidità ed elevato punto di fumo (180 °C). Si avranno delle castagnole dorate e asciutte.
- Immergere poche castagnole per volta e friggerle fino a quando avranno preso un bel colore dorato.
- Scolarle con un mestolo forato e adagiarle su carta assorbente in modo che perdano l’unto in eccesso.
- Servirle spolverizzate di zucchero a velo
Questa castagnole possono essere accompagnate da un vino DOC tipico dell’isola di Pantelleria , lo Zibibbo, conosciuto anche con il nome di Moscato di Alessandria. La parola Zibibbo deriva dalla parola araba Zabib, che significa uva passa. E’ un vino dal colore giallo dorato brillante, a volte con riflessi dorati. Il profumo è fruttato con note di mandorla, albicocca e zagara. Il sapore è caratteristico di moscato, dolce, aromatico, con un retrogusto di mandorla. Lo Zibibbo deve essere servito rigorosamente freddo, a temperature comprese fra 8 e 12 °C, in un bicchiere tulipano medio piccolo.
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