
A Roma, il maritozzo è il nuovo giorno che si affaccia. Scuro come l’umore di alcuni risvegli, ma pronto ad accogliere una nuvola di panna montata che lo rasserena e lo fa esplodere in una allegra risata. Scuro come le notti romane senza luna, bianco come gli spiriti e i fantasmi che popolano la città.

Allora oggi tra uno sbuffo di panna e un soffio di zucchero vi racconto gli abitanti segreti di Roma.
La Città Eterna è magica si sa! Ma non lo è solo perché è splendida e perché aiuta gli innamorati a “dì de sì”, ma lo è per i suoi riti magici e per il suo continuo e stretto rapporto con il mondo dell’Aldilà.

A Roma dimorano angeli, demoni, fantasmi, mazzamurelli, folletti e streghe. Possono divenire fantasmi solo i morti senza pace, vale a dire coloro che si sono suicidati o sono stati assassinati. Sono anime in pena che si mostrano ai viventi nella speranza che questi, per lo spavento, preghino aiutandoli a trovare pace. I fantasmi però non si mostrano a tutti, evitano accuratamente i poveri di spirito e gli sciocchi preferendo le persone dall’animo sensibile e caritatevole.

A Roma sono tanti, ma la più affascinante è Donna Olimpia, o meglio Pimpaccia, cognata di papa Innocenzo X. Bellissima e volitiva fu in gioventù la regina di Roma, ma poi, come spesso succede, cadde in disgrazia andando a finire i suoi giorni a San Martino di Viterbo, lasciando due milioni di scudi d’oro sottratti al Papa moribondo. Pare che ogni notte salga su un cocchio nero attraversando Ponte Sisto a gran velocità per andare a fare il bagno nel Tevere accanto ad un suo giardino di Trastevere a Santa Maria in Cappella. Guai a spiarla, pare si finisca inspiegabilmente a bagno nel Tevere.
Al Muro Torto pullulano i fantasmi delle cortigiane impenitenti. E’ lì che furono sepolte, durante il periodo della Roma Pontificia, in terra non consacrata, tutte quelle che, smessa la professione per sopraggiunti limiti di età, rifiutarono di entrare in convento.
A Ponte Sant’Angelo, dove per anni lavorarono alacremente i boia, tra i quali Mastro Titta, di notte è tutto un apparire. La presenza più assidua pare sia quella di Beatrice Cenci, ovviamente con il capo in mano.
Si racconta poi che il fantasma di Nerone abbia vagato per secoli per piazza del Popolo dove c’era anche un noce sul quale amavano nidificare due corvi neri. Per il popolo il collegamento tra Nerone, i corvi e il diavolo era stato immediato e allora Papa Pasquale II, per portare un po’ di santità, fece costruire una cappella che con il tempo divenne la Chiesa di Santa Maria del Popolo.
Per chi preferisce delle presenze meno inquietanti ecco apparire i Mazzamurelli, gli allegri folletti che nascondono gli oggetti nelle case e nelle macchine. A Trastevere è stato dedicato loro un vicolo, ma i dispettosi non operano solo “al di là del Tevere”, si spostano per tutta la città.
E poi le streghe, quelle non mancano mai! A Roma si palesano la notte di San Giovanni. Per chi non le volesse in casa, perché a volte cercano di entrare, basta mettere fuori della porta un barattolo di sale grosso e una scopa. Le bizzarre signore, per poter varcare la soglia, prima che battano i dodici colpi della mezzanotte, dovranno contare tutti i fili della scopa e tutti i granelli di sale. Però, per sicurezza, c’è chi consiglia l’infallibile testa d’aglio.
Queste sono solo alcune delle allegre presenze di Roma, dico allegre perché la Città Eterna le ama e perché, abituata da secoli “a vederne e a sentirne”, nulla più la sgomenta e affronta ogni accadimento con ironico distacco. Insomma, Roma resiste, come resistono i suoi maritozzi, basta cercarli per poi affondare in un mare di panna.

Ingredienti
Biga
Farina 00 W 320-340 g 60
Lievito di birra secco g 10
Acqua g 35
Impasto
Farina 00 W 320-340 g 225
Tuorlo g 75
Zucchero g 40
Miele d’arancio g 10
Latte g 30
Sale g 3
Limone buccia grattugiata 1
Vaniglia 1 bacca
Burro g 100
Olio extravergine di oliva Leccino g 10

Sciroppo
Acqua g 125
Zucchero g 50
Farcitura
Panna fresca liquida ml 250
Zucchero a velo g 25
Preparazione della biga
Sciogliete il lievito in acqua tiepida a 35 °C. Con l’aiuto di una frusta unite la farina setacciata. Coprite con la pellicola e lasciate lievitare in un luogo tiepido fino a quando avrà triplicato il volume.
Preparazione dell’impasto
Impastate la farina con il tuorlo. Unite lo zucchero, il miele e il latte. Quando l’impasto sarà liscio ed elastico aggiungete il sale sciolto in un cucchiaino d’acqua. Unite la buccia grattugiata del limone e la vaniglia. Riprendete ad impastare, se il composto dovesse essere troppo duro unite qualche cucchiaio di latte.
Incorporate la biga e fatela assorbire continuando ad impastare.
Unite il burro morbido e l’olio. Riprendete ad impastare fino a quando il composto sarà nuovamente lucido ed elastico.
Mettetelo a lievitare in un luogo tiepido fino a quando avrà triplicato il volume.
Riprendete la pasta e dividetela in palline allungate di g 80. Disponetele su una teglia rivestita di carta da forno e mettetele a lievitare fino a quando avranno triplicato il volume.
Inumidite i maritozzi ottenuti, con lo sciroppo. Cuoceteli nel forno preriscaldato a 190 °C se statico, a 165 °C se ventilato per 20 minuti mantenendo la valvola o il portello di carico chiusi.
Sfornateli, lasciateli raffreddare su una gratella. Tagliateli a metà e farciteli con la panna montata.
Preparazione dello sciroppo
Scaldate l’acqua a 60 °C. Unite lo zucchero e mescolate con l’aiuto di una frusta. Lasciate raffreddare.

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