Foto di Enrica Lozzi
Roberto Mangione, un appassionato, un conoscitore del vino. Nella sua salsamenteria, a via Monti Parioli a Roma, tante bottiglie, italiane e straniere, in ordine casuale o forse no. Mi ha raccontato il vino con qualche ritrosia e un pizzico di diffidenza perché non amo bere, ma il vino ha mille sfaccettature, si può godere anche solo del suo colore e del suo profumo, ma soprattutto della sua storia e di quella di coloro che con passione lo producono.
A voi Roberto Mangione.
Chi è Roberto Mangione?
Un appassionato del vino che, dopo 27 anni di lavoro, fa oggi quello che gli piace fare. Io non sono un sommelier, non sono un enotecario, sono un salumiere, il vino mi appassiona, mi intriga e quindi vado continuamente alla ricerca di vini particolari e di nuovi produttori. Ho aperto questa attività nel 2001 quando ho deciso che era finito un ciclo della mia vita e che volevo fare qualcosa per me, poi quattro anni fa, ci sono stati dei cambiamenti importanti nella mia vita, ho fatto una scelta drastica, mi sono ritrovato, ho capito come in realtà volevo condurre questa attività.
Quindi che cosa è per lei il suo lavoro?
Per me, oggi, è una passione, un gioco, se diventasse un lavoro cambierei.
Quando ha conosciuto il vino?
Fino a trent’anni ero completamente astemio, ma anche ora non mi ritengo un esperto di vini, bevo molto per assaggiare, per fare un lavoro molto difficile, trovare il giusto compromesso tra la richiesta dei miei clienti e il lavoro dei produttori.
Come sceglie il vino per i suoi clienti?
Per me sono importanti: il produttore, il mio gusto, perché scelgo sempre dopo aver assaggiato, ma soprattutto il gusto dei miei clienti. Qui nella mia salsamenteria troverà la bottiglia che piace a me, ma anche la bottiglia che una sera a cena forse non berrei, ma non perché non mi piace, ma semplicemente perché non è il mio vino.
Cosa beve a casa sua?
Principalmente bollicine, ma bevo anche molti rossi e molti bianchi. C’è un vino diverso per ogni momento della giornata, per ogni momento della vita.
Qual è il vino che le ha soddisfatto sensi e mente?
Un Cabernet Franc Clos Rougeard, un rosso prodotto in Loira, ha lasciato il segno perché è uno dei primi vini importanti, a livello emotivo, che ho bevuto.
Può scegliere una musica da ascoltare con questo vino?
La colonna sonora del film “Le iene”, di Quentin Tarantino.
Qual è il vino che ama di più?
Non c’è, non esiste, non può esserci, perché dipende dal momento.
Cosa è per lei Il vino? Me lo dica in tre parole?
Emozione, condivisione e convivialità.
Riesce a emozionarsi durante una degustazione tecnica?
Assolutamente sì, per me la degustazione è un momento di conoscenza. Ho fatto assaggi tecnici anche di 150 bottiglie, ho assaggiato vini che la maggior parte della popolazione mondiale non assaggerà mai nella vita, ma a me interessa sentirmi appagato, a me interessa la parte del vino che si può raccontare, indipendentemente dal valore della bottiglia.
Se stasera avesse programmato una serata romantica che vino sceglierebbe?
Un Pinot nero della Borgogna.
Un nuovo diluvio universale, quale bottiglia porterebbe con lei sull’arca?
Sull’arca porterei una Magnum Le Petit Clos , Jean Vesselle. Vino che nasce a Bouzy, da un vigneto di 800 mq, il giardino di casa dei produttori, che produce solo 700 bottiglie ogni anno. Lo porterei non solo perchè ho vissuto un’esperienza in questa cantina, avendo modo anche di conoscere la figlia di Jean Vesselle, che ora non c’è più, Delphine, ma perché è un vino che mi ha provocato una vibrazione.
Un vino che a lei piace tanto e che i suoi clienti non amano?
Non ho mai avuto un vino, che in assoluto, non sia piaciuto.
Qual è il vino della sua salsamenteria che va tanto di moda, ma che a lei non piace?
Non ho vini che vanno di moda.
Qual è il vino migliore che ha?
Quello che piace di più a chi lo deve acquistare.
Costoso uguale buono. Secondo lei è così?
Assolutamente no, un vino non deve necessariamente costare per essere buono.
In questa intervista ha scelto esclusivamente vini francesi, vuole spiegarmi il perché?
Io sono italiano, quindi l’Italia è per me sempre al primo posto, anche se noi italiani spesso non riusciamo a darci valore, ho semplicemente scelto vini francesi perché sono quelli che mi hanno emozionato di più.
Un amico nel mondo del vino?
Il vino… perché non c’è un amico, ce ne sono tanti. Potrei dire Alessandro Scorsone un caro amico sommelier, anche un nome importante nel mondo del vino. Giacomo Giuliani, anche lui un caro amico, un appassionato come me, che investe tanti soldi per conoscere il vino, pur non lavorando in questo mondo. John Leo Dela Cruz che collabora con me, condividiamo cose belle e importanti e ci divertiamo.
Lei ha un sogno nel cassetto?
Dovrei aprire il cassetto e vedere se c’è, ma prima dovrei trovare il cassetto…
Non ho sogni ma idee, come piantare il Verdicchio in Loira. Io faccio ciò che mi piace, se dovessi morire oggi morirei contento, perché non c’è una cosa che non ho fatto.
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