Ancora qualche giorno per visitare al Museo dell’Ara Pacis di Roma la mostra, curata da Zsuzza Gonda e Kata Bodor, dell’artista francese Henri de Toulouse –Lautrec.
Si possono ammirare 170 litografie provenienti dal Museo di Belle Arti di Budapest, cinque le sezioni tematiche dal titolo: “Notti parigine”, “Le dive”, “Le donne della notte”, “A teatro”, “Con gli amici”.
Ma chi era Toulouse – Lautrec?
Il Conte Henri-Marie-Raymond de Toulouse –Lautrec-Montfa nasce ad Albi nella Francia meridionale nel 1864. Vive una prima fanciullezza serena, ma poi alcuni gravi traumi ai femori compromettono il suo sviluppo scheletrico procurandogli grandi sofferenze fisiche e psicologiche, segnando in maniera indelebile la sua breve vita.
Henri muore a soli 36 anni divorato dalla sifilide e devastato dall’alcool. Egli amava dire: <<Posso dipingere fino a quarant’anni, a partire da quarant’anni voglio essere svuotato>>.
Grande amico di Vincent van Gogh conosciuto negli atelier parigini di Léon Bonnat e Fernand Cormon dove entrambi studiano pittura.
Rifiuta i canoni dell’Impressionismo, il suo è un disegno preciso che si fonda sulla linea di contorno, per lui esiste solo la figura, il paesaggio è solo un accessorio.
Utilizza pochi colori, solo il verde, il rosso, il violaceo, l’azzurro e il giallo. Usa il pennello come fosse una matita, diluisce molto i colori ad olio dipingendo per giustapposizione di tratti, per sovrapposizione o per linee incrociate.
Con le sue litografie, le sue locandine teatrali, i suoi cartelloni pubblicitari rappresenta la Parigi di fine 800, il Moulin Rouge, famoso locale da ballo dove trascorre le sue serate affascinato dalle luci e dai lustrini delle sciantose; Montmartre dove ha stabilito la sua residenza-atelier, dove fotografa, realizza bozzetti, prove di colore; le maison closes dove ama osservare le donne quasi prigioniere delle loro maisons de plasir, mentre, riparate da tende, riposano, giocano a carte, si truccano, in attesa dei clienti.
Le donne o meglio le “Dive” sono il suo soggetto preferito. Possono essere borghesi o prostitute, attrici o modiste, ma anche amiche o donne incontrate casualmente. Le sue opere più belle sono dedicate alla esile e sinuosa Jane Avri, ballerina del Moulin Rouge;
all’attrice Yvette Guilbert, la dama dei guanti neri, considerata scandalosa per le continue allusioni, nelle sue rappresentazioni, all’omosessualità femminile;
alla cantante irlandese May Belfort ammirata per i suoi abiti dai colori pastello con fiocchi e volantèes; alla danzatrice Loie Fuller, famosa per le ali di farfalla con le quali si esibiva e causa della sua morte per il radon di cui erano intrise.
Può essere considerato il creatore del moderno cartellone pubblicitario in litografia. A seconda dell’estro del momento disegna direttamente sulla pietra con la matita, oppure applica a pennello l’inchiostro litografico grasso, o utilizza la tecnica dello spruzzo, schizzando l’inchiostro direttamente sulla pietra premendo il pollice o la punta di un coltello sulla testa di uno spazzolino imbevuto di inchiostro litografico, nelle parti più estese sostituisce lo spazzolino con un colino metallico.
Nelle sue litografie compaiono spesso gli animali, in particolare Philibert, il piccolo pony delle scuderie di Edmond Calmèse, spesso raffigurato insieme ad un bassotto.
Una mostra unica, diversa, che rappresenta un’umanità spesso sofferente, eccessiva, con luci e ombre, come il suo autore, assolutamente da vedere.
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