A 46 km da Lecce, nel Salento, c’è Taviano, profumo e colore di cibo e di fiori.
Nel borgo, ecco Vico degli Scettici, ristorante dove gusto e teatro si incontrano.
Ma questo ristorante così diverso, forse unico, facciamocelo raccontare dal suo proprietario Donato De Marco.
Foto di Enrica Lozzi.
Come nasce il nome del suo ristorante ?
Il nome è la conseguenza di come esso è strutturato. Vedendolo da fuori quello che colpisce è un piccolo e lungo corridoio, un vicolo niente di più. Perciò chi è scettico entra a dare un’occhiata e lì scopre tanti vicoletti e tante stanzette che sono il ristorante. Per questo, il nome Vico degli Scettici.
Chi ha scelto l’arredamento così originale del locale ?
L’arredamento l’ho scelto io seguendo il consiglio di alcuni creativi.
A che ora inizia la sua giornata al ristorante e a che ora finisce ?
Arrivo al ristorante la mattina molto presto perché siamo aperti anche a pranzo, qualche ora di riposo nel pomeriggio e poi dalle 17.00 fino alla chiusura, molto tardi.
Chi sceglie le materie prime e chi sono i suoi fornitori ?
Scelgo io personalmente tutte le materie prime e mi rifornisco da grandi aziende della zona.
Mi parli dei suoi chef ?
Sono persone molto capaci ma semplici, grandi lavoratori. Trascorrono gran parte della loro giornata tra il fornelli per far sì che Vico degli Scettici soddisfi nel migliore dei modi i suoi clienti.
Chi sono i suoi clienti ?
D’estate sono i vacanzieri che vengono ad assaggiare le nostre specialità, i nostri piatti casarecci; d’inverno, invece i Pugliesi, non solo le famiglie, ma anche i giovani e le coppiette di anziani.
Il piatto che gli stranieri amano di più ?
Ce ne sono molti, ma forse le Orecchiette alla Leccese con sugo di pomodoro fresco e ricotta forte.
Un piatto della sua infanzia?
Spesso e volentieri mangiavo minestrina.
Di che cosa è goloso?
Torte, gelati, dolcetti…qualsiasi cosa, purchè vi sia il cioccolato, croce e delizia dei golosi.
In tutte le recensioni si elogia il suo modo di rapportarsi con i clienti. Come si fa ad entrare in empatia con tutti?
E’ un lato del mio carattere, mi fermo a parlare con i miei ospiti, che non definirei neppure clienti, cerco di fare in modo che tutto sia di loro gradimento e non solo dal punto di vista culinario. A volte basta offrire un caffè o un dolce per farli sentire a “casa” e perché resti loro un piacevole ricordo di Vico degli Scettici.
Il teatro a Vico degli Scettici, com’è nata l’idea e chi sono gli attori?
Nasce da un’amicizia con un regista di una compagnia teatrale. Abbiamo provato a mettere in “scena” questa idea, “Cena e teatro”, è un successo e ne sono molto felice. Anche gli attori sono degli amici.
Se ora dalla porta del suo ristorante entrasse Luigi Veronelli e le dicesse: <<Mi faccia assaggiare qualcosa>>, cosa porterebbe in tavola?
Inizialmente gli farei assaggiare le nostre pittule con vin cotto e anche le cicorine con purè di fave. Poi un tagliolino fresco con spada e pesto di rucola, a seguire una pignata di polpo con patate e olive. Per finire, uno spumone…un gelato tipico del luogo.
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