Siamo a Roma, nel 1930, nel rione Parione.
Via abita gente fiera con il grifo sullo stemma, animale con la testa e le ali di aquila e il corpo di leone, nell’antichità sacro al Dio Apollo.
Anna si trova nel suo piccolo appartamento ad Arco degli Acetari, come ogni mattina sta riordinando, le finestre sono aperte ed entra il pallido sole di ottobre. Sente le voci dei bambini del cortile che si chiamano, stanno andando a scuola, tra questi c’è sua figlia Iolanda. La bambina ha bevuto velocemente il suo latte dove ha inzuppato qualche pezzetto di ciriola e poi ha indossato il grembiule nero con il collo di piqué bianco cucito dalla sorella e, dopo un bacio e qualche raccomandazione è corsa via con la cartella sulle spalle, cantando per le scale.
Suo marito Ernesto è uscito come ogni mattina molto presto, fa il falegname e ha una bottega a piazza delle Cinque Lune. In cucina, sul fornello a carbone, in una pentola di rame bolle il brodo che la donna ha preparato con qualche pezzetto di carne di seconda scelta. La famiglia mangia la minestra a pranzo e a cena e Anna cerca di prepararla ogni volta diversa. Oggi è il compleanno della sua figlia maggiore Giovanna, la ragazza compie diciannove anni. Anche Giovanna è uscita presto, è un’apprendista della Sartoria di Domenico Ventura, a piazza di Spagna.
Giovanna è stata fortunata a trovare questo lavoro, Domenico Ventura è un sarto importante, lui crea nella Sartoria di Milano, a Roma non viene quasi mai, una delle sue clienti è l’attrice Clara Calamai. Giovanna dice sempre che è bellissima e che acquista molti abiti, da mattina, da pomeriggio e soprattutto da sera, è sempre elegantissima, ma anche molto esigente. Nella Sartoria di Milano le colleghe hanno ricamato il manto da sposa di Maria José che ha sposato Umberto di Savoia a gennaio. Giovanna lavora con la direttrice della Sartoria la signora Fernanda Gattinoni , spesso quando le altre lavoranti non ci sono la signora disegna dei vestiti e Giovanna li cuce, sono bellissimi forse più belli di quelli del signor Domenico. La ragazza ha portato con sé la merenda , la stessa della sorellina Iolanda, pane, olio e zucchero, l’olio è quello di zio Otello che vive in Sabina. Lo zucchero Anna lo acquista sfuso dal panettiere;
Giovanna nel momento di pausa scende sulla piazza e si siede sui gradini della Scalinata di Trinità dei Monti e mentre mangia il suo dolcissimo panino, sogna il suo abito da sposa, quello che indosserà per sposare Ottavio, il suo fidanzato , nella Chiesa di San Tommaso in Parione. Prima di risalire in Sartoria beve un sorso d’acqua alla fontana della Barcaccia
Anna si prepara per andare al mercato di Campo dei Fiori, ci va ogni mattina perché non ha, come le famiglie ricche, la ghiacciaia dove conservare la carne, il latte e la frutta. I signori, come benevolmente li chiama lei, comprano il ghiaccio dal ghiacciarolo Spartaco,che passa ogni mattina. La donna scende le scale con la sua borsa di paglia e poco denaro nel borsellino , oltre la spesa giornaliera vuole acquistare gli ingredienti per la torta di compleanno; stasera verrà il fidanzato di Giovanna e come sempre, le porterà dei fiori, è un bravo ragazzo, è un calzolaio, ha la bottega a via del Governo Vecchio.
Anna arriva al mercato, è venerdì e si avvicina al banco del pesce ma è tutto costosissimo, la donna acquista delle alici da cucinare in padella e condire con olio e aceto. In casa la carne si mangia raramente e solo i tagli meno nobili come la coratella, la milza, il cuore, la trippa e il fegato. A Natale invece Anna prepara un grande pranzo con le fettuccine con il sugo e l’abbacchio alla cacciatora, alla vigilia invece gli spaghetti con il tonno e le mele fritte. Anna vuole preparare la torta di compleanno con la frutta. Giovanna è nata ad ottobre e di frutta ce n’è poca, se fosse nata a giugno la torta l’avrebbe fatta con le fragole. Le fragole di Sant’Antonio, Anna ci pensa mentre gira tra i banchi del mercato, ricorda ancora le vie del quartiere il 13 giugno, la statua del Santo, i popolani in costume con i cesti di fragole in bilico sulla testa, il suono dei tamburelli e dei mandolini, i canti popolari e il profumo delle fragole. Si ferma al banco della sora Assunta, che porta la frutta da Tivoli sulla via Tiburtina e compra una pera, una mela, una prugna , due grappoli d’uva pizzutella e un mazzo di broccoletti. Si ferma dal panettiere e compra le ciriole e la farina sfusa, poi velocemente torna a casa dato che sta per rientrare Iolanda dalla scuola.
La bambina arriva alle 12.30 con il papà, tutti insieme mangiano un piatto di minestra, un po’ di ricotta che ha portato il padre di Anna da Cerveteri, in una fuscella di ginestra, insieme alla cicoria selvatica che lui stesso ha raccolto e che la donna ha lessato. Ernesto mangia velocemente e scappa alla bottega perché ha un lavoro urgente da terminare. Nel pomeriggio madre e figlia cominciano a preparare la torta.
La mattina molto presto Anna ha acquistato il latte dal lattaio che è passato con il carretto sotto casa, la donna lo ha fatto bollire, una volta freddo ha tolto la panna che è affiorata, l’ha messa in una bottiglia e Iolanda la scuote fino a quando diventa burro, per la torta ne occorrono 120 grammi. Anna mette in una zuppiera quattro cucchiai di farina e un cucchiaino di bicarbonato, setacciati insieme. Aggiunge il burro, due uova sbattute, quattro cucchiai di miele millefiori denso e chiaro. Iolanda ne ruba sorridendo un cucchiaino e racconta che la maestra le ha detto che per ottenere un chilogrammo di miele le api devono visitare sette milioni di fiori. Questo è un regalo dei genitori di Ernesto che vivono ad Albano e allevano le api. Lo zucchero è molto costoso e Anna ne utilizza solo un pizzico per la merenda delle sue figlie. Mescola il tutto, poi aggiunge due cucchiai d’acqua, la pera, la mela e la prugna sbucciate e tagliate a pezzetti. Con un po’ di burro unge uno stampo dai bordi alti, vi versa il composto, lo livella con un cucchiaio e poi lo inforna. Ci vorranno cinquanta minuti di cottura , ma Anna dovrà controllarlo spesso perché il calore non si mantiene omogeneo. Iolanda nel frattempo sta preparando il succo d’uva con la pizzutella di Tivoli che la sora Assunta chiama uva corna, e dice che quella nera fa diventare gli occhi belli alle ragazze. Anna l’ha scelta perché è dolce e ha la buccia sottile, facile da spremere. La sora Assunta racconta che la irriga con l’acqua del fiume Aniene. Iolanda ha messo il succo in una brocca e ha preparato i bicchieri. Anna intanto ha tolto il dolce dal forno. E’ rientrato prima dal lavoro anche Ernesto. Tutti attendono Giovanna. Eccola! Dalla finestra ancora aperta si sente che chiacchera felice con Ottavio in cortile. I due giovani salgono le scale ed entrano in casa ridendo, Giovanna porta un mazzo di tuberose. La torta è tiepida, Giovanna sorride, è la sua preferita; la festa può cominciare……
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