
Là, in terra etrusca, dove fiorisce l’asfodelo, oggi vivono Valerio, Federica e il piccolo Ruben. Due lauree abbandonate nel cassetto per vivere liberi e felici, felici con le api.
Un cerqueto secolare, un vecchio ovile, oggi la loro casina piccolina, piccolina, con tanti fiori non solo di lillà. Un mondo ronzante, profumato, colorato e dolce, dolce come il loro miele.

Federica, come è nata la vostra Azienda e quante persone ci lavorano?
Ci lavoriamo io e Valerio. La nostra Azienda è nata otto anni fa. Quando ci siamo conosciuti io lavoravo già in campagna, Valerio invece per Smartbox, ma avevamo entrambi voglia di fuggire in campagna per una vita più sostenibile. Quindi inizialmente ci siamo trasferiti a Santa Marinella lavorando nelle serre, poi ci siamo spostati a Cerveteri dove Valerio faceva il giardiniere. E’ stato allora che abbiamo cominciato ad allevare i primi sciami di api. A quel tempo non c’era ancora l’dea di aprire l’azienda agricola che abbiamo oggi. Poi il caso ha voluto che incontrassimo Remo Donati. Lui è stato il nostro maestro.

Come avete organizzato il vostro lavoro?
Valerio si occupa delle api, della falegnameria e di tutta quella che è la pratica agricola. Io della commercializzazione, della contabilità e della valorizzazione del prodotto.

Perché le api?
Perché fin da piccola mi piacevano gli insetti, mi ha sempre affascinato il piccolo, il micro, e poi perché avevo già fatto un corso di apicoltura. Il mondo delle api mi aveva conquistato e così ho spinto anche Valerio a frequentare un corso.

L’apicoltore è un po’ botanico, un po’ etologo, un po’ veterinario, un po’ falegname, come si diventa tutto questo?
Studiando tanto, almeno inizialmente. Questa è una professione che si impara piano, piano, anche dagli errori. Il nostro Maestro ci ha accompagnato nel passaggio dai libri ad un grande numero di alveari.

Plinio il Vecchio ha scritto “Ubi apis ibi salus”, che significa “Dove ci sono le api, lì c’è salute” è veramente così?
Assolutamente sì, il miele è un prodotto nutraceutico che fa bene alla salute dell’uomo. Ha degli effetti benefici sull’apparato digerente a livello dello stomaco e dell’intestino. Inoltre, i mieli più scuri sono più ricchi di tannini e quindi hanno proprietà antiossidanti. Possiamo dire che ogni miele è diverso per il contenuto di zucchero anche se dolcifica allo stesso modo. Il miele di Metcalfa o melata di bosco, prodotto qui nei boschi del Sasso, contiene ottanta zuccheri differenti. La piccola Metcalfa è una cicaletta che succhia gli essudati delle piante, li rielabora lasciando delle secrezioni zuccherine delle quali si nutrono le api. E’ un miele diverso nel gusto. Negli anni in cui riusciamo a produrre una melata in purezza ha un sentore di passata di pomodoro e il gusto caldo della nocciola. Quando invece si contamina con altre fioriture si percepisce una punta di castagno o anche di trifoglio.

Perché poi avete scelto proprio Cerveteri per diventare apicoltori?
Perché nello spazio di pochi chilometri si possono produrre mieli diversi. Al Sasso, dove ci sono querce e castagni, si può produrre il miele di bosco. Nella piana, dove fioriscono gli olivastri, i lentischi, il mirto, i rhamnus si può produrre il miele di macchia mediterranea.

A chi volesse avvicinarsi al mondo delle api quale libro fondamentale consiglieresti?
Il libro di Alberto Contessi, “Le Api, biologia, allevamento, prodotti”. Indispensabile per chi vuole entrare in questo mondo meraviglioso, ma complesso.

Qual è la differenza tra un miele industriale e un miele artigianale?
Il miele industriale è solitamente una miscela di mieli di più apicoltori. L’industria effettua una selezione per ottenere un miele che abbia sempre la stessa consistenza e lo stesso sapore. Solitamente sono mieli che arrivano dall’Argentina che vengono fusi anche per eliminare eventuali difetti visivi. Noi invece non facciamo alcun trattamento termico per non uccidere la componente biologica, enzimatica e batterica del nostro miele.

Quante arnie avete?
Al momento sei postazioni. Duecento famiglie, ma siamo all’inizio della stagione, arriveremo a duecentocinquanta.

Quali sono i mieli che producete?
Ogni anno, millefiori primaverile e millefiori estivo. Poi vi sono annate in cui riusciamo a produrre l’eucalipto in purezza, miele di bosco in purezza, miele di edera in purezza. Noi non togliamo tutto il miele alle api, non le nutriamo con sciroppi e canditi, non facciamo, come altri apicoltori, il controllo dell’alimentazione a seconda del miele monoflora che vogliono ottenere. Oggi il mercato spesso chiede miele di acacia, di castagno, di eucaliptus, un miele proveniente quindi da un’unica origine botanica, noi invece produciamo solo quello che la natura liberamente ci dà. E’ una nostra scelta, la stessa che prima di noi ha fatto, anni fa, il nostro maestro Remo Donati.

Perché il vostro miele è diverso?
Perché raccogliamo solo miele opercolato. Nei periodi di produzione, quando le api hanno scorte sufficienti per loro all’interno del nido, iniziano a riempire la parte superiore dell’arnia, il melario. Poi quando il miele è pronto lo tappano con un tappo di cera, l’opercolo. Alcuni apicoltori prendono tutto il melario, lo portano nel loro laboratorio, deumidificano il miele, che a volte non è opercolato e poi lo inseriscono nello smielatore. Noi facciamo un lavoro diverso, selezioniamo solo i telaini che sono opercolati e lasciamo i melari in campo. In laboratorio poi con un coltello eliminiamo il tappo di cera e inseriamo i telai nello smielatore, che altro non è che una centrifuga. A questo punto il miele scende, attraversa un filtro e arriva nel maturatore, un semplice fusto di acciaio inox, dove decanta per venti giorni. A questo punto il miele è pronto per essere confezionato. Con questo procedimento produciamo mieli che hanno un bassissimo grado di umidità, quindi molto asciutti e densi. Questo tipo di lavorazione ci ha permesso di vincere dei premi, non tanto per il gusto del miele, ma per la sua caratteristica tattile.

Valerio, gli Etruschi interpretavano il volo delle api cercando in esso i segni premonitori degli dèi, come volano le api?
Le api compiono delle vere e proprie danze con le quali comunicano con il resto dell’alveare. Quando iniziano le prime fioriture le api bottinatrici escono alla ricerca del nettare e quando lo trovano tornano comunicando alle altre la posizione dei fiori. In estate, quando fa molto caldo, escono dall’alveare per cercare un po’ di refrigerio e si raggruppano formando quella che viene definita “barba”, la stessa che in primavera è indice della preparazione alla sciamatura. Poi compiono il bellissimo volo nunziale, in alto nel cielo, durante il quale i fuchi fecondano la regina.

Cos’è la sciamatura e a cosa serve?
Avviene quando l’ape regina con un manipolo di api lascia l’alveare. Serve a moltiplicare le colonie. Nei giorni che precedono la sciamatura le api operaie costruiscono alcune celle reali, utilizzando le uova deposte da meno di tre giorni. Poi, appena nata la nuova regina, lo sciame abbandona l’alveare.

Ricoperto dalle api dalla testa ai piedi, ma le api pungono chi le cura?
Purtroppo sì. Nonostante io faccia solo le operazioni utili per loro, con il massimo rispetto per la loro natura, inevitabilmente le disturbo. Le api sono particolarmente aggressive nelle giornate in cui non c’è sole e tira il vento. Fare l’apicoltore è un lavoro meraviglioso, se non ci fossero le punture credo che tutti vorrebbero farlo.

Si dice che a volte le api combattono tra loro, è vero? Quando accade?
Non vi sono dei veri combattimenti, ma può accadere che, se una famiglia è debole, ma ha tanto miele, una famiglia più forte entri nell’alveare per saccheggiarla.

L’ape regina, monarca e sovrana indiscussa dell’alveare.
Questo è quello che si crede, in realtà non è così. E’ il capo, ma poi comandano le operaie. E’ regina, ma è sotto scacco del popolo. E’ bella, ma è come una donna di altri tempi, esce una sola volta dall’alveare per il volo nunziale, poi trascorre il resto della sua vita a deporre uova, poi quando è stanca e la sua covata non è più compatta le operaie decidono che è giunto il momento di sostituirla.

Si dice che al fine di allevare api più produttive e docili molti apicoltori non allevano più la nostra Apis Mellifera con gravi ripercussioni sull’apicoltura e sugli ecosistemi, voi come vi comportate?
Le mie appartengono alla sottospecie Apis Mellifera Ligustica. Sono api che si sono adattate a queste fioriture e a queste condizioni climatiche, quindi possiamo dire che appartengono ad un ecotipo locale. Sono aggressive, mi sono state date da Remo Donati che, nel corso degli anni, non ha mai acquistato regine. In Italia oggi si importano gli ibridi, come le api Buckfast più docili e produttive, ma i caratteri all’interno dell’alveare sono molto variabili, c’è un continuo rimescolamento perché le api regine si allontanano anche di qualche chilometro e vengono fecondate anche da fuchi diversi. Quindi l’ape che prima era docile nel tempo può cambiare divenendo aggressiva.

Il Varroa destructor, proveniente dalle api asiatiche, ha invaso gli alveari di tutto il mondo, ad eccezione di quelli australiani, di quale parassita si tratta? Voi come lo combattete?
Il Varroa destructor è un flagello. E’ un acaro arrivato in Italia alla fine degli anni 80, oggi è presente in tutti gli alveari. E’ rosso, sembra il seme della senape, non vola, salta da un’ape all’altra. Ha sincronizzato il suo ciclo biologico con quello dell’ape. Si ciba del nutrimento della covata, anche se uno studio recente ipotizza che potrebbe nutrirsi dell’adipe dell’ape. L’ape regina depone le uova, l’acaro Varroa predilige le cellette nelle quali nasceranno i fuchi, perché più grandi. Si posiziona all’interno di esse prima che le api le chiudano con il tappo di cera cibandosi del nutrimento della covata, facendo sì che essa nasca malforme, perché derubata delle sostanze nutritive. L’acaro si riproduce all’interno dell’alveare con una velocità impressionante e con il passare del tempo parasitizza anche l’ape adulta. Non si riesce a debellare, ma si può tenere sotto controllo. Noi, pur non essendo in biologico certificato, utilizziamo solo i principi attivi permessi dall’agricoltura biologica, che sono l’acido ossalico e l’acido formico. Sono due acidi organici che, a seconda delle temperature, si possono gocciolare o sublimare. Per evitare la farmacodipendenza si fanno cicli di trattamento diversi ogni anno. Noi cerchiamo di fare il minor numero di trattamenti che sia possibile. A tal fine utilizziamo anche la lotta meccanica inserendo nell’alveare dei telai di legno sui quali le api depongono la covata maschile e dove si inserisce l’acaro Varroa, che poi eliminiamo.

Se potessi rivolgerti al Ministro dell’Agricoltura cosa chiederesti?
Chiederei che venga vietato l’uso degli agrofarmaci. Chiederei maggiore attenzione per le api e per il loro benessere. La loro moria e lo spopolamento degli alveari sono ormai un’emergenza. Il cambiamento climatico su scala globale sta influenzando il loro sistema biologico. Il restringimento della stagione invernale con l’anticipo delle fioriture allunga la loro finestra di attività generandogli uno stress aggiuntivo, al quale, forse con il tempo, riusciranno ad adattarsi. Le api sono comparse sulla Terra prima dell’uomo.

Federica, vuoi dirmi qual è il tuo sogno nel cassetto?
Vorrei creare una cereria per la produzione delle candele.

Il tuo, Valerio?
Io vorrei creare un’azienda agricola in cui la casa, la falegnameria, il laboratorio di smielatura siano tutti ravvicinati e non come ora.

Un bellissimo e interessante racconto sulla storia delle API, la “fabbrica” del miele e l’appassionante lavoro di questa splendida e operosa giovane coppia.
Interessantissima attività, pregevole per li criteri ecosostenibili e naturali che sono la base dell’azienda di Valerio e Federica che hanno scelto di privilegiare la natura adattando ad essa il loro stile di vita. Encomiabile, sono sulla buona strada per realizzare il loro sogno fi una vita pura a contatto con la natura.
Sarei interessata ad acquistare il vostro Miele è possibile ordinarlo e riceverlo a Roma? io vivo a Roma
Buongiorno Alessandra, ho riferito della sua richiesta a Federica Lops, sicuramente la contatterà.
Buonasera,
Sono Federica del Fuco e L’Operaia il miele 2018 attualmente è terminato. Inizieremo a smielare nei prossimi giorni quindi i primi Mieli saranno disponibili da fine luglio presso il nostro laboratorio di Cerveteri. Potete trovare mail e contatti sulla nostra pagina Facebook. Grazie per averci contattati. Federica
Complimenti bellissimo articolo che ci fa entrare in un mondo meraviglioso come quello dell’apicoltura.
E’ vero, un mondo veramente affascinante.