Una dolce giornata di primavera, Roma bella, elegante, aristocratica, tanto diversa da quando, la leggenda racconta, fu fondata da due gemelli nipoti del re Amulio e figli di Numitore. Bimbi speciali Romolo e Remo, cullati dalle acque del biondo fiume Tevere e allattati teneramente da una lupa, speciali come la loro città poggiata su sette colli. Ed io proprio su uno di quei colli sono andata, il Quirinale, per partecipare alla seconda edizione di Vino e arte che passione.
Manifestazione che vuole far conoscere il vino, i suoi produttori e un gioiello artistico, il Casino dell’Aurora Pallavicini.
Quest’anno, quindi, per ospitare cinquanta cantine con i loro banchi di assaggio ha aperto le sue porte Palazzo Pallavicini-Rospigliosi, in via XXIV Maggio, data che ricorda l’entrata dell’Italia nel primo conflitto mondiale.
Circondato da alte mura, costruito su parte delle terme di Costantino, voluto dal Cardinale Scipione Borghese, è ancora oggi dimora della famiglia Pallavicini. Alla sua realizzazione vi lavorarono Flaminio Ponzio e Carlo Maderno, mentre il giardino fu opera di Joan van Zanten, noto come il Vasanzio.
Costruito su tre terrazze degradanti, nella prima si trova il Casino dell’Aurora, simbolo del risvegliarsi dell’animo dell’uomo. Nella seconda una grande fontana a semicerchio detta il “Teatro”, simbolo della parte che l’uomo recita nella commedia della vita. Nella terza andata perduta un Casino affrescato con le “Storie di Psiche” simbolo della lotta dell’animo umano per raggiungere Dio.
Nella collezione privata della famiglia 540 dipinti tra cui opere di Guercino, Iacopo Bassano, Ludovico Carracci, Luca Giordano.
Sarcofagi romani del II e III secolo.
Nella sala centrale l’Aurora affrescata da Guido Reni nel 1616. Apollo conduce il carro del Sole tirato da 4 cavalli pezzati, davanti l’Aurora che sparge fiori sul mare sottostante.
L’Italia culla ideale della vite ha accolto nel corso dei secoli popoli diversi e ognuno di loro ha lasciato una traccia che ancora oggi ritroviamo nella sua coltivazione e nella vinificazione delle uve.
Il vino, donato al mondo da Dionisio figlio di Zeus e di Semele, nacque per caso in un giorno di gran calura. Il giovane sdraiato al fresco in una grotta prese alcuni grappoli che pendevano dai tralci di una vite, li schiacciò, mettendo il succo in una coppa d’oro. Il profumo lo invitava a bere e lui così fece. Il suo corpo prese vigore ed egli sentì scorrere un profondo flusso di vita.
Si usa dire che la vite è coltivata in Piemonte dalla notte dei tempi. Nella regione infatti, la portarono i Liguri che l’avevano ricevuta dai Greci.
La Lombardia, tre le zone di produzione vinicola: la Valtellina, l’Oltrepò Pavese e la riviera del Garda. Poco celebrata come produttrice di vino, le regione era nota invece a Leonardo da Vinci tanto da citarla nel “Codice Atlantico” come produttrice del Sassella. Tre le cantine presenti Le Marchesine, Cantine Biondelli, Travaglino.
Il Veneto, 200 milioni di fatturato. Con una produzione di 13.040.000 quintali è stata anche per il 2016 la prima regione italiana per uva da vino. Bertani, Col Saliz, Conte Emo Capodilista, Masi Agricola, Serego Alighieri, Villa Sandi le Aziende venete partecipanti a Vino & arte che passione.
Dal Friuli – Venezia Giulia, dove la vite è giunta nel XIII secolo prima di Cristo per opera del popolo degli Eneti, sono giunte a Vino & arte tre cantine: Borgo Conventi, Perusini e Nonino.
Furono gli Etruschi tra il 1500 e il 1000 a.C. a portare la vite in Trentino, furono invece gli Illiri a portarla in Alto Adige durante il primo millennio, anche se furono poi i Romani a essere determinanti per la sua diffusione. A Palazzo Pallavicini i banchi di assaggio di: Tenuta San Leonardo, Bossi Fedrigotti, Letrari, Tiefenbrunner, Trento DOC.
L’ Umbria, il “cuore verde” d’Italia, possiede oggi 16.000 ettari di vigneti. Quattro bianchi: Grechetto, Trebbiano, Malvasia, Procanico. Quattro rossi: Sagrantino, Sangiovese, Montepulciano, Canaiolo Nero.
Tante Aziende dove modernità e tradizione convivono, come Antinori e Castello della Sala, giunte a Roma con i loro vini migliori. Dalle dolci colline delle Marche arriva Conte Leopardi. I vini marchigiani amati anche da Plinio il Vecchio che li aveva descritti come delicati d’aroma e saporosi nel gusto.
I vini toscani sono famosi nel mondo per qualità, perché di grandi vini si tratta. E’ d’obbligo qualche numero:
uva prodotta ogni anno, circa tre milioni di chilogrammi;
vino prodotto ogni anno, circa due milioni di ettolitri.
Quindi una nutrita presenza di cantine toscane a Vino & arte che passione: Boscarelli, Castellare, Castello del Terriccio, Col D’Orcia, Frescobaldi, Mazzei, Petrolo, Ruffino, Tenuta Fertuna, Tenuta San Guido.
A Vino & Arte tante cantine del Lazio: Erzinio, Falesco, Cotarella, Paolo e Noemia d’Amico, Principe Pallavicini, Tenuta di Fiorano. Gli antichi abitanti del Lazio gli Etruschi, producevano un vino aromatico, molto denso e dolce al quale aggiungevano il miele, quasi un moscato. Spesso vi aggiungevano droghe per farlo divenire un potente afrodisiaco.
Furono gli Etruschi a portare la viticoltura in Abruzzo con il sistema di coltivazione della vite maritata agli alberi. Oggi le assolate colline abruzzesi donano vini apprezzati a livello internazionale. A Palazzo Pallavicini
a rappresentare la regione le Aziende Zaccagnini e La Valentina.
Nella “piccola” d’Italia, la regione Molise, furono i Greci e gli Etruschi a trasmettere ai Sanniti l’arte di coltivare la vite. Oggi il 75% della produzione avviene in provincia di Campobasso. Il vino più amato la Tintilia. A Vino & arte Di Majo Norante, grande e nobile Azienda che produce vino dal 1800 nei suoi 85 ettari a Campomarino in provincia di Campobasso.
La Puglia terra “assolata e rude” considerata da sempre produttrice di vini ricchi di colore e di alcool è stata rappresentata a Vino & Arte dall’Azienda vinicola Rivera della famiglia de Corato produttori di vino dal 1940.
Secondo lo storico Manaresi la viticoltura sarebbe arrivata in Sicilia con i colonizzatori greco-micenei attorno il secondo millennio. Quattro le cantine presenti alla manifestazione Baglio di Pianetto, Barone di Serramarrocco, Marchesi di San Giuliano, Murgo.
A rappresentare la Sardegna, la seconda isola del Mediterraneo, la cantina Argiolas produttrice di vini forti e generosi, da tre generazioni, dal lontano 1906 con Antonio ritenuto il patriarca. Oggi la famiglia possiede 5 fattorie per un totale di 250 ettari.
Infine la grappa, gli alpini dicevano che ridà spirito e voglia di vivere.
Il vino da sempre simbolo di allegria e letizia dà appuntamento alla prossima edizione di Vino e arte che passione
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