Un invito inaspettato e accolto con gioia all’Isola di San Bartolomeo o meglio Tiberina, come la chiamiamo noi romani, ed ecco nascere una bella serata. Dove, come sempre a Roma, gli ingredienti sono stati tanti.
Per prima l’Isola, che come scende la sera languida ti accoglie.
Narrava Tito Livio: “I covoni del grano tolto dai campi di Tarquinio, e gittati per odio nel Tevere, quivi arrestandosi insieme con le arene portate dal fiume formarono un’isola. Poi irrobustita con blocchi di travertino e ridotta in forma di nave in memoria di quella che, dall’Epidauria condusse a Roma il serpente creduto d’Esculapio, al quale i pagani dedicarono l’Isola e innalzarono un tempio”.
Poi il cinema. Come ogni anno l’Isola si trasforma in una grande sala cinematografica sotto le stelle. Tanti eventi, tanti incontri in questa XXIII edizione. Il titolo di quest’anno “Roma Città creativa”, un omaggio al riconoscimento che l’Unesco ha attribuito alla Capitale, da sempre crogiolo delle arti e della creatività.
Poi il gusto, quello dello Chef Andrea Fusco e della sommelière Mariana Alverdi. Un sodalizio nella vita e nel lavoro che li ha riportati nuovamente all’Isola con L’altro Ballerino, la loro Osteria di largo Appio Claudio.
Un menù, quello di Andrea Fusco, capace di suscitare mille emozioni diverse. Tanti piatti di terra e di mare allegri, piccanti, anche sensuali, per accendere la calda estate romana.
A Roma è d’obbligo l’antipasto, che stuzzicarello deve essere, e allora i sempre graditi e croccanti spiedini di gamberi in pasta fillo accompagnati da una spuma di mortadella che leggera ed evanescente dona gusto, ma non spegne la croccantezza della pasta fillo.
Poi un piatto dedicato a chi ama il sapore intenso del Mare di Sicilia e il profumo penetrante del pesce appena pescato, che arriva con le barche, all’alba di ogni un nuovo giorno. Fettuccine con gamberi rossi di Mazzara del Vallo, profumo di limone e finocchietto.
Della cucina romana si dice: “palpitante, soave, gagliarda, di popolo” e Andrea Fusco riesce a mantenerla così, fedele alle sue origini, aggiungendo però in ogni piatto un ingrediente lontano, che sembra contaminarla, ma che le toglie semplicità e che all’assaggio la rende fantasiosa, allegra, moderna e aggiungerei unica a Roma.
Così nasce il Risotto alla carbonara con animelle croccanti e lardo di Arnad. La croccantezza delle animelle, la cremosità dell’uovo, il gusto penetrante del pecorino il “cacio” degli antichi pastori. Il lardo DOP, che arriva dalla piccola d’Italia, la Valle d’Aosta e profuma di erbe aromatiche. Un piatto che mi piace pensare un omaggio al luogo e ai due bimbi speciali, Romolo e Remo, i figli di Numitore, allattati teneramente da una lupa e cullati dal biondo fiume Tevere.
Sul fiume che pigramente arriva al mar Tirreno, un Cartoccio di calamaretti spillo, neppure a dirlo croccanti e asciutti, accompagnati da una maionese di fichi, inaspettatamente non dolce, ma con la sola nota fruttata del fico.
Per chiudere, un classico, il Tiramisù. Non un dolce, ma la bandiera italiana. Gusto pieno, rotondo, avvolgente, di grande equilibrio, rinfrescato dalla nota agrodolce e fiorita del lampone.
Questa è Roma, questa è l’Isola che amo tanto dove, tanti anni fa, per ben due volte è cambiata la mia vita.
Questa è la serata che non dovevo raccontare ma poi…
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