IL 17 settembre ha inizio una fiera di lunga tradizione nata nel lontano 1967, è la Fiera del Riso di Isola della Scala in provincia di Verona. In questi 48 anni e i suoi 500.000 visitatori questa manifestazione è molto cambiata, inizialmente, per un solo fine settimana, si creava, al centro del paese, un piccolo chiosco dove si poteva acquistare ‘’un piato de risoto e un biccer de vin’’, tutto questo per cercare di non disperdere la tradizione delle feste che si organizzavano, nelle campagne, accanto alle risaie, alla fine del raccolto. Oggi la Fiera dura 4 settimane, quest’anno la giornata conclusiva sarà il 12 ottobre, i vari eventi si svolgeranno all’interno del Palariso, una struttura di 4800 metri quadrati, che vista dall’alto ha la forma di un chicco di riso.
Sarà ancora possibile gustare eccellenti risotti, ma sarà anche possibile partecipare a concorsi gastronomici, visitare mostre, assistere a convegni. Si parlerà di riso, il Nano Vialone Veronese IGP, dal punto di vista nutrizionale, gastronomico, produttivo ed economico. Il riso è nato 3000 anni fa in Asia sud-orientale ed è giunto in Occidente dopo un lento e lungo viaggio. Il Nano Vialone Veronese invece è nato a Verona nel 1937 incrociando il Vialone e il Nano, così chiamato per l’altezza ridotta della pianta, oggi viene coltivato in 24 Comuni della pianura veronese ed è il primo riso in Europa ad aver ottenuto il marchio di Indicazione geografica protetta, nel 1996. Il riso, nel Veneto, è sempre stato sulle mense di tutti, poveri e ricchi, riso e fegatelli per i poveri, risi e bisi per i ricchi. Il Nano Vialone Veronese ha chicchi tondeggianti poco allungati che tengono bene la cottura e assorbono i condimenti perfettamente. Il riso è forse l’unico alimento che ci accompagna nella vita dall’inizio alla fine. E’ simbolo di abbondanza e fertilità da qui il gesto di lanciare il riso agli sposi, alla fine del rito. Il ‘’divino riso’’ è legato a storie, poesie e leggende, questa tra le tante è forse la più poetica.
C’era una volta una bellissima dea, il suo nome era Dewi Tisnawati, era figlia del dio Batara Guru. La giovane viveva tra le nubi e un giorno si era accorta di un bellissimo giovane contadino che lavorava sulla terra, nel suo campo. Avevano cominciato a conversare e presto si erano innamorati. Batara Guro li aveva scoperti e infuriato aveva negato il consenso alle nozze. La giovane dea aveva allora deciso di fuggire dal cielo raggiungendo l’amato. Batara Guro pazzo di rabbia aveva gridato: << Se è questo che vuoi resterai sulla terra ma non sarai più una dea, ma neppure una fanciulla, diverrai un fuscello di riso. Questa è la tua punizione e la tua anima vagherà in eterno nelle risaie>>. Il giovane contadino, perduto l’amore, rimasto solo, distrutto dal dolore, supplicava ogni giorno il dio di lenire le sue sofferenze. Batara Guro, finalmente impietosito, aveva trasformato anche lui in un fuscello di riso. I due steli cominciarono a crescere uno accanto all’altro cullati dal dolce soffio del vento. E presto altre pianticelle erano nate biancheggianti al sole e avevano preso a danzare insieme ai loro genitori, la dea Dewi Tisnawati e il giovane contadino. Questa è si solo una leggenda legata a questa pianta elisir di lunga vita, ma c’è chi dice che nelle notti di luna piena, nelle risaie, è possibile vedere tra le pianticelle il volto dei due innamorati.
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