Foto di Enrica Lozzi.
Ancora una volta il vino ha incontrato l’arte e lo ha fatto a Roma, sul più alto dei Colli romani l’Esquilino, nell’ultima dimora patrizia costruita all’interno delle Mura Aureliane, Palazzo Brancaccio.
Bererosa, organizzata da Cucina & Vini, è giunta ormai alla quinta edizione, e ha l’intento di far incontrare le aziende italiane produttrici di vini rosati, fermi e spumanti e tanti enoappassionati.
Sempre un grande successo, quest’anno rappresentate 14 regioni, 67 aziende, 170 etichette.
Un luogo splendido per accogliere il vino più antico, il rosato, la “lacrima” dei romani, ottenuta per compressione naturale prima della pigiatura delle uve lasciate nel Vinarium o nel Calcatorium.
Il rosso delle passamanerie ha accolto il rosato che, per un giorno, è stato il protagonista assoluto.
A Bererosa degustazioni guidate da un sommelier per ogni banco di assaggio.
Vini antichi in un Palazzo antico fatto edificare nel 1879 dal nobile napoletano Salvatore Brancaccio, Principe di Triggiano, Duca di Lustra e Marchese di Montecagliostro, trasferitosi a Roma con sua moglie, ricca ereditiera americana, Mary Elizabeth Bradhurst Field.
L’Italia è il più grande esportatore di vini rosati al mondo, 3,5 mil. di ettolitri nel 2012.
Perché Bererosa? Perché il rosato è oggi molto amato, e come ha sottolineato il Direttore di Cucina&Vini, Francesco D’Agostino, non è più la “cenerentola” dei vini.
Il vino rosato, un prodotto di nicchia? Non più. Negli ultimi dieci anni la produzione mondiale di vino rosato è aumentata del 9%.
Siamo i secondi produttori mondiali dopo la Francia, ma conosciamo poco i nostri vini rosati, mentre nove francesi su dieci bevono rosè.
Puglia, Veneto e Abruzzo sono le nostre regioni che maggiormente producono vini rosè.
I vini rosati non sono ottenuti dalla mescolanza di vini bianchi e vini rossi, come per errore si riteneva in passato, pratica questa vietata in tutti i paesi vinicoli del mondo.
Ma allora come si ottiene un vino rosato? Utilizzando uve rosse con poco colore e di colore rosa. Utilizzando un uvaggio che contenga poche uve rosse e molte uve bianche. Utilizzando uve rosse di qualunque varietà, ma estraendone poco colore. Macerando solo una minima parte dell’uva.
Sul colore finale incide anche il vitigno, le varietà più acide conferiscono colori più vivi a dominanza rosa, le varietà meno acide conferiscono colori più aranciati.
Gli aromi dei vini rosati? Floreale e fruttato.
Gli aromi floreali dei vini rosati: rosa, rosa appassita, rosa canina, rosa di macchia, biancospino, violetta, fiori di campo, fiori di pesco, fiori d’arancio, peonia, fresia, tiglio, gelsomino, ginestra.
Gli aromi fruttati dei vini rosati: fragola, ciliegia, lampone, amarena, mora, ribes, mirtillo, melograno, mela, pera, albicocca, kiwi, banana, prugna, nespola, arancio, mandarino, pompelmo, ananas.
Più maturo sarà l’acino e più il vino tenderà al rosso. Più l’annata sarà secca e calda e più il colore del vino sarà carico. Meno grappoli ci saranno in pianta e più intenso sarà il colore.
A cosa si accompagna il vino rosè? Si usa dire che il rosato è adatto in tutti quei casi in cui il vino bianco è poco e il vino rosso è troppo. Viene servito alla stessa temperatura del vino bianco. E’ morbido e non ha un’acidità eccessiva quindi è perfetto nei piatti di pasta in cui è presente il pomodoro, quindi anche con la pizza in tutte le sue versioni. Poi con il pesce, i latticini e i formaggi freschi, con le carni bianche anche accompagnate da funghi e tartufi.
L’invito è stato: <<Beviamo rosa, beviamo vini di grande qualità>>.
Ecco “viaggiatori” nell’Italia del rosato.
Il rosè più gradito ha le bollicine.
Sole, mare e vacanze, questo è ciò che pare evochi il rosato nell’immaginario collettivo.
Il rosato va consumato giovane, entro due anni dall’anno di produzione.
Oggi il rosato è considerato un vino di tendenza per il suo essere conviviale e brioso.
Con un gioco di immagini chiudiamo questo variopinto, frizzante e allegro viaggio attraverso l’Italia dei vini rosati e vi diamo appuntamento tra un anno a Bererosa 2017.
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