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L’OLIO CI FA ANCHE BELLI

25 Novembre 2020 by gabriellapravato Leave a Comment

Migliaia di anni fa le piante presenti sulla terra decisero di eleggere un loro re che le rappresentasse. Dopo una lunga discussione, per le sue nobili origini, per la sua venerabile età e per le sue tante virtù scelsero l’olivo.  La pianta, benché lusingata, rifiutò dicendo: “Il nostro Creatore mi ha affidato una importante missione per il bene dell’umanità. Io sono alimento e medicamento. Sono simbolo di speranza, di pace, di vita e di rigenerazione. Accompagno l’uomo dalla vita alla morte e un legame misterioso ci unisce, quindi non ho tempo di governare il mondo vegetale”.

E questo fu l’inizio di tutto…

Quello che l’olivo non sapeva è che, con il trascorrere degli anni, il suo carico di lavoro sarebbe divenuto più pesante. L’uomo avrebbe scoperto altre sue portentose qualità eleggendolo il grande riparatore della pelle e suo alleato di bellezza.

Tutto questo grazie allo squalene, un idrocarburo triterpenico contenuto nelle sue drupe, molto simile al sebo prodotto dalla pelle umana. Questo componente è una sorta di filtro che trattiene l’umidità e difende dai raggi del sole. È un potente antiossidante protettivo del derma ed essendo idrofobicita, protegge la pelle dai danni dei detergenti aggressivi e dalla chimica.

Dalla notte dei tempi l’uomo sperimenta creme e unguenti capaci di attenuare i segni del tempo. Si narra che la prima crema antirughe sia stata creata per la regina Cleopatra mescolando olio di oliva, bacche di ginepro, latte e incenso.

L’olio si unisce a petali, foglie e gemme, assorbe il loro potere curativo per poi rilasciarlo per andare a riequilibrare e riparare il corpo ma anche la mente.

L’olio di rosmarino previene le smagliature. L’olio di calendula spegne i colpi di sole e placa i pruriti della pelle. L’olio di iperico attenua il bruciore delle punture delle fastidiose zanzare.

Da solo è un ottimo rimedio contro le unghie fragili, basta massaggiarle con qualche goccia di olio tiepido.

Massaggio, in arabo massah, significa toccare. Furono i cinesi, 3000 anni prima di Cristo, a praticarlo per primi. Ne hanno lasciato testimonianza nei loro antichi testi scientifici, dove ne vantavano i benefici.

Il massaggio come cura, come segno d’amore e di tenerezza, ma anche per far rivivere al corpo una seconda giovinezza. E allora l’olio di oliva si unisce alla polvere di semi di sesamo o al succo di limone per un peeling delicato.

L’olio, che ha ormai una storia lunga 6000 anni, è nutriente, idratante e rigenerante. Lo sanno bene le donne del Maghreb, che ne lasciano alcune gocce, tutta la notte, sul viso e sul petto, per rendere la pelle più soda e più elastica.

Ora seguendo il filo dalla divina Cleopatra entriamo negli hamman dove, da migliaia di anni, si custodiscono segreti di bellezza miracolosi. Luoghi fatati dove ogni trattamento purifica, fortifica il corpo e porta felicità. Mosaici, luci soffuse, vapori rilassanti e i saponi, nei quali, l’olio di oliva, è l’ingrediente principale. Ma i saponi sono gli scrigni di purezza che possiamo utilizzare anche lontano dai paesi de Le Mille e una notte.

Dalla regione di Essaouira arriva fino a noi il sapone nero, una pasta vegetale a base di olio di olive nere, che purifica, esfolia e deterge.

Dalla città siriana di Aleppo arriva un sapone dalle grandi virtù dermatologiche, ottenuto cuocendo bacche di alloro e olio di oliva. Un sapone speciale, unico, che può essere anche shampoo, maschera purificante e profumo per la biancheria.

Poi il semplice sapone all’olio di oliva prodotto con il nostro olio italiano, profumato e non, ricco di vitamine A ed E, lenitivo, addolcente e rigenerante.

L’olio non solo alimento e medicamento, ma anche segreto alleato di bellezza.

Grazie all’Azienda Traldi di Francesca Boni Strada Poggio Montano 34 – Località La Carrozza – Vetralla (VT) che ha gentilmente offerto il suo sapone all’olio extravergine di oliva prodotto con l’olio extravergine di oliva Athos un blend di Frantoio e Moraiolo, presso il laboratorio della D.ssa Elisa Trigili a Spadafora (ME)

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NEGLI OLIVETI DEL LAZIO CI SI PREPARA ALLA RACCOLTA

23 Settembre 2020 by gabriellapravato Leave a Comment

Oliveto Traldi

“Olea omnium plantarum prima”

L’olivo è la prima tra tutte le piante. Così scriveva Columella, scrittore latino di agronomia, nel I secolo d.C., nel suo trattato “De re rustica”.

Fedele a queste parole l’olivo, nel Lazio, occupa ancora un posto d’onore.

4 sono le DOP: Canino, Sabina, Tuscia, Colline Pontine;

13 milioni sono le piante di olivo;

352 sono i frantoi attivi;

81.175 sono gli ettari di superficie olivetata;

127.865 sono le aziende olivicole.

Nelle parole del Presidente di Coldiretti Lazio, Dr. David Granieri, le previsioni per la prossima raccolta:

“Ci aspettiamo di raccogliere circa 12.000 tonnellate, 1.000 in più rispetto al 2019, quando gli olivi, tra reimpianti e potature, in seguito alla gelata del 2018, hanno dimezzato la loro resa. Sarà un prodotto più costoso, perché raccogliere prima significherà avere olive più piccole e quindi meno quantità, ma ne verrà fuori un olio che varrà di più. Abbiamo voluto anticipare il periodo tradizionalmente scelto per la raccolta per garantirne le qualità, dall’intensità del gusto ai profumi”.

Il Lazio fa onore al mondo dell’olio con una qualità in continua ascesa, grazie alla sperimentazione, all’innovazione e alla continua ricerca dell’eccellenza di produttori lungimiranti. In attesa di più unione e più comunicazione attendiamo di assaggiare il nuovo olio che si preannuncia ricchissimo di profumi e sapori.

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ELISABETTA TRALDI IMPRENDITRICE E DONNA DELL’OLIO

14 Settembre 2020 by gabriellapravato 2 Comments


Elisabetta Traldi, un sorriso dolce e accogliente che nasconde una personalità forte, tenace, intelligente. Un’imprenditrice italiana che ha scelto di non apparire ma, salda, avanza al timone delle sue Aziende.

… 

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VITO GIRONE L’OLIO GANGALUPO MONOCULTIVAR DI CORATINA

28 Luglio 2020 by gabriellapravato Leave a Comment

-L’unione fa la forza e la mia vita è laggiù- questo deve aver pensato l’ingegnere Vito Girone, chino sul tavolo di progettazione nella operosa, fredda, aristocratica Torino. Laggiù in terra di Bari dove i mandorli ondeggiano al vento lievi come veli da sposa, dove gli olivi argentei si specchiano nella luna, dove nasce un olio dall’amaro potente e dal piccante deciso che piace tanto ai veri gourmet. Così un treno l’ha riportato dalla sua famiglia. per continuare, insieme a suo fratello Luigi, il lavoro che fu prima di suo nonno e poi di suo padre, per continuare a produrre l’olio monovarietale di Coratina.  

Vuoi presentarmi la tua Azienda in poche parole?

L’Azienda si trova a Bari Santo Spirito, a circa 2 km dal mare, sul litorale adriatico, completamente in pianura. E’ nata agli inizi del 900 con mio nonno che poi l’ha lasciata a mio padre. Oggi abbiamo 20 ettari di olivi, circa 4000 piante, delle quali il 70% sono secolari e 20 ettari coltivati ad ortaggi. Abbiamo anche un terreno ricevuto in eredità da mio nonno dove abbiamo piantato nuovi olivi, sempre di Coratina, non intensivo, 7 metri per 7, con un nuovo impianto di irrigazione. E’ un’Azienda a conduzione familiare che gestiamo io, mio padre, mia madre e mio fratello Luigi. Della parte produttiva si occupano mio padre con la sua esperienza di agricoltore, con quaranta anni di lavoro alle spalle e mio fratello, che è laureato in Scienze Ambientali e Forestali. Mia madre, pur essendo figlia di agricoltori, si occupa oggi molto meno, rispetto al passato, del lavoro in Azienda.  Io mi occupo della parte commerciale, della gestione dei clienti, della contabilità e del marketing. Partecipo anche alla raccolta e ad alcune operazioni della parte produttiva.

Siete imprenditori agricoli da anni, ma quando nasce il progetto dell’olio GangaLupo?

Nasce due anni fa, allora vivevo a Torino, dove lavoravo dopo la laurea in ingegneria. Tornato in Puglia per un weekend a Lecce con degli amici, ed essendo io da sempre appassionato di olio, avevo acquistato, in un negozietto, una bottiglia bellissima dal punto di vista grafico, molto costosa, convinto di trovare un olio di qualità. Ma non era stato così, all’assaggio l’olio era risultato deludente. Così era nata l’idea di provare io a produrre quell’olio che avevo cercato in quella bottiglia. Da lì il ritorno a casa, la scelta del Dott. Alfredo Marasciulo come consulente e la nascita del nostro olio GangaLupo.

Tu sei tornato per inseguire un sogno o sei partito per inseguire un sogno?

Sono tornato per una rivalsa personale, per dimostrare a me stesso che anche nella nostra terra ci sono delle opportunità di lavoro e che spesso siamo noi che non vogliamo affrontare i problemi. Lavoravo a Torino in uno studio di ingegneria, un ottimo lavoro, un contratto a tempo indeterminato, vivevo molto bene, ma non mi bastava, sentivo la necessità di fare qualcosa di più nella vita. Così sono tornato indietro, sui miei passi, convinto di potermi realizzare, di poter crescere dal punto di vista personale e professionale anche nell’Azienda di famiglia. D’accordo con mio fratello Luigi abbiamo deciso di fare qualcosa di diverso, di nuovo. Oggi lavoriamo insieme, ci supportiamo, ci appoggiamo l’un l’altro.

Tuo padre è contento delle scelte di voi figli?

Assolutamente sì, ma ci ha sempre lasciati liberi, non ci ha mai condizionato. Anche quando sono andato a Torino a studiare ingegneria, non mi ha mai detto di non andare e di rimanere in Azienda.

Olio Ganga Lupo, come nasce questo nome?

L’olio prende il nome da una delle contrade dove si trovano i nostri oliveti, la Contrada Ganga di Lupo. Il nostro logo è una doppia goccia. La parte superiore, rivolta verso l’alto, in verde, rappresenta la parte produttiva dell’Azienda, quindi mio padre, mia madre e mio fratello. Mentre la parte di goccia rivolta verso il basso, di colore grigio, come il dente del lupo, dal quale prende il nome, rappresenta me, la parte commerciale.

Quanto olio producete ogni anno?

La nostra Azienda è giovane, siamo partiti due anni fa, quindi non abbiamo raggiunto la nostra massima capacità produttiva e vendiamo ancora parte delle nostre olive. Lo scorso anno abbiamo prodotto 70 quintali, la nostra capacità produttiva potrà essere di 150/200 quintali.

Vuoi farmi l’analisi sensoriale dell’olio GangaLupo?

E’ un monovarietale di Coratina. Un fruttato medio intenso che all’assaggio esprime decisi toni di amaro e piccante con toni di carciofo, mandorla verde ed erbe aromatiche. All’olfatto si esprime con sentori erbacei molto pronunciati. Suggerisco, per un abbinamento insolito,  di provarlo su un battuto di gambero o di farne un gelato al gusto di olio extravergine di Coratina.

La scelta di una monocultivar di Coratina porta una resa in olio piuttosto elevata, quasi il doppio delle altre varietà, ma nella pratica è effettivamente così?

No, non è proprio così, con la Coratina si può ottenere anche il 18%, ma ne risente la qualità dell’olio. Noi che, raccogliamo olive verdi e facciamo un’estrazione a freddo, otteniamo solitamente il 12%, due anni fa 11,50%.

Siete in biologico?

Non lo siamo, ma operiamo come se lo fossimo, non abbiamo però la certificazione bio. Cerchiamo di ottenere il giusto compromesso tra la salvaguardia della natura e la massima produzione. Aiutiamo i cicli biologici senza forzarli.

Giovanni Pascoli ha scritto che l’olivo per crescere non ha bisogno che di aria, sole e tempo. Aria?

Sì il vento. Durante l’impollinazione il vento è fondamentale. Lo sono le correnti ascensionali da nord verso sud che permettono lo sviluppo del bozzo, quindi del fiore.

L’olivo va nutrito? Voi concimate?

Sì, utilizziamo concime organico a seconda della richiesta di ogni pianta. Se lo stato vegetativo dell’albero è perfetto non interveniamo.

Qual è il vostro sistema di raccolta?

Manuale, con l’ausilio di scuotitori a mano. Effettuiamo la raccolta nel mese di novembre o comunque quando le olive sono invaiate per il 10%. La molitura viene effettuata entro tre ore dalla raccolta, ad una temperatura che oscilla tra i 22 e 24 °C. Imbottigliamo sotto azoto.

Nella produzione qual è il momento in cui non è possibile sbagliare?

Quando si sceglie il periodo di raccolta.

Quando passeggi nei tuoi oliveti che sensazioni provi?

Ripenso a mio nonno e vedo quanto lavoro ha fatto mio padre. Quando ero bambino, d’estate, andavo con mio padre negli oliveti, ma quando ero lì mi annoiavo e volevo andare a giocare e allora mio nonno mi diceva: <<Se tu vai a giocare prima o poi non potrai più mangiare>>. Con il passare degli anni ho capito il significato di quelle parole. Mio nonno e mio padre mi hanno trasmesso quelli che sono i veri valori della vita. Guardandoli lavorare assimilavo, senza percepirlo, una cultura. Sono stati per me un punto di riferimento.

La tavola imbandita è come un foglio bianco sul quale è scritta una storia. Proviamo a leggere, sei un bambino, sei a casa, siamo d’estate è sera, è arrivato il momento di mettersi a tavola, chi c’è con te? Cosa c’è su quel tavolo? Continua tu…

Intorno al tavolo ci siamo io, mia madre, mio padre e mio fratello Luigi. Sul tavolo c’è una bottiglia di olio fatto da mio padre, ma è molto diverso da quello che produciamo oggi. I sentori non sono chiari, non si riescono a percepire le caratteristiche della Coratina. La raccolta non è avvenuta al giusto grado di maturazione, la frangitura non è stata effettuata correttamente. Sul tavolo c’è l’insalata con la rucola, le cicorielle e tante verdure lesse che sono la base della nostra alimentazione e che sono pronte per essere condite con l’olio di mio padre.

La Coratina è sì produttiva, ma ha rese alternate a seconda delle stagioni, come ovviate?

La nostra è una produzione omogenea e alternata. Ogni anno abbiamo 10 ettari di carica e 10 ettari di scarica. Per scelta aziendale non interveniamo sui cicli biologici della pianta. In futuro vorremmo utilizzare i droni per effettuare la mappatura termografica, per monitorare lo sviluppo delle piante negli anni, il loro apparato radicale. Vorremmo anche installare una stazione metereologica.

Quanto effettuate la potatura e quale tecnica applicate?

Iniziamo subito dopo la raccolta, verso la metà del mese di gennaio e la concludiamo agli inizi del mese di marzo. Non utilizziamo una tecnica specifica, ma adattiamo la potatura a seconda dell’albero. Cerchiamo, ogni anno, di ringiovanire le nostre piante senza utilizzare una tecnica invasiva. Abbiamo una squadra di operai che lavora per noi da dieci anni, che sa come operare.

La Coratina è sensibile al Cicloconio o Occhio di pavone, i vostri oliveti sono mai stati attaccati?

Sì, siamo stati attaccati. L’Occhio di pavone credo che sia un fungo impossibile da debellare totalmente, ma si può controllare con un trattamento biologico a base di rame. Subito dopo la raccolta mio fratello Luigi controlla le piante immergendo alcune foglie nella soda. Se il fungo è presente si formeranno degli aloni e si procederà al trattamento. Nelle prime settimane non è possibile vederlo, ma poi con il passare del tempo le foglie cominciano ad ingiallire e poi a cadere.

Il vostro olio va all’estero? Quale Paese lo ama di più?

L’olio GangaLupo va all’estero. E’ molto apprezzato soprattutto dal mercato tedesco, che ama molto l’olio di qualità.

Questa, che annata sarà?

Sarà un’annata media per quantità di olive, ma non perché vi sono stati eventi metereologici avversi, ma solo perché, lo scorso anno, è stato un anno di grande carica in tutti i nostri oliveti.

Olio GangaLupo, ortaggi e poi?

Poi il pesto. In collaborazione con uno dei nostri clienti il Pastificio Reale, che utilizza canapa biologica in molte delle sue preparazioni, abbiamo creato un pesto dal sapore molto particolare e nutrizionalmente corretto. E’ fatto di semi di canapa, mandorle, basilico, passata di pomodoro e olio GangaLupo. La canapa biologica arriva dal Piemonte, le mandorle e l’olio sono di nostra produzione. La canapa contiene Omega3 e Omega6, l’olio contiene polifenoli quindi antiossidanti, le mandorle contengono proteine. Il basilico contiene fibre e insieme alla passata di pomodoro dà sapore alla preparazione. Ci è voluto un anno per creare il nostro pesto. Abbiamo fatto innumerevoli prove di laboratorio. E’ in commercio da tre mesi in enoteche, gastronomie e viene venduto anche attraverso gli stessi canali del nostro olio.

Un sogno nel cassetto?

Riuscire a creare un’Azienda 4.0, completamente tecnologica, ma anche che rispetti i cicli della natura.

Se dovessi fare una richiesta alla Ministra Bellanova, pugliese come te, cosa le chiederesti?

Di tornare in Puglia, di rimanere un mese e di entrare nei campi per capire quelle che sono le problematiche dell’agricoltura oggi. Se lo Stato mi desse un aiuto economico e finanziario potrei crearla ora la mia Azienda 4.0, invece di attendere anni. La mancanza di finanziamenti mirati e dettagliati spesso genera arretratezza. In Italia non esiste un progetto di rilancio dell’agricoltura, simile a quello applicato in Spagna già dieci anni fa.

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CARMELA TURNATURI E LA NOCELLARA DEL BELICE

12 Luglio 2020 by gabriellapravato Leave a Comment

Nella culla della Magna Grecia, Carmela Turnaturi ha fatto ritorno. E’ tornata in quei luoghi dove leggenda, storia e civiltà si fondono, dove i terreni sono spesso aspri e aridi, ma dove l’olivo, caro alla dea Athena, porta ricchezza. E’ tornata per placare la nostalgia di quel mare verdeazzurro, scintillante, impetuoso, immenso. Ogni giorno, quando lascia camice e provette, entra nel suo oliveto e ripetendo gli antichi gesti, quelli del suo papà, produce l’olio caro a Plinio, l’olio di Nocellara del Belice.

Vuoi presentare la tua Azienda?

L’Azienda Agricola Carmela Turnaturi, che porta il mio nome, nasce nel 2015 alla morte di mio padre. Si trova sulla costa sud occidentale della Sicilia, in provincia di Trapani a 7 Km da Castelvetrano e a 5 Km dal Parco Archeologico di Selinunte. Duemila olivi di Nocellara del Belice centenari, trecento alberelli piantati solo quattro anni fa che, lo scorso anno, hanno avuto una buona produzione e anche alcune piante di Cerasuola e di Biancolilla. Quest’ultima lo scorso anno è stata molita in purezza creando una nuova etichetta.

Dentro una bottiglia di olio si nasconde sempre una storia da raccontare. Una storia di uomini, di donne e di olivi. Vuoi raccontarmi la tua?

L’Azienda è nata con mio padre. A 18 anni era partito per l’Australia e lì era rimasto per 12 anni, senza ritornare in Italia, lavorando duramente in modo quasi continuativo, dormendo solo cinque ore per notte, facendo diversi lavori. Ritornato in Sicilia, pensando però di ripartire dopo breve tempo, aveva conosciuto mia madre e aveva cambiato i suoi progetti. Con quello che amava definire “un bel gruzzoletto”, guadagnato in Australia, e con la dote di mia madre, aveva acquistato questi terreni. Oggi, quando penso a lui, spero sia orgoglioso di noi. Spesso diceva: “Quando morirò io finirà tutto, perché voi venderete e io non voglio vedere tutto questo”. Invece, io, le mie sorelle, e mio fratello che vive a Modena e del quale gestisco i terreni, abbiamo deciso e di non vendere e di continuare l’attività di mio padre.

Carmela Turnaturi olivicoltrice, un’azienda tutta al femminile la tua?

Non proprio, condivido con mio marito Paolo questa mia passione. Senza di lui non sarei riuscita a portarla avanti. Lui è un biologo come me, sono tanti gli interessi che ci legano.

Cos’è cambiato da quando l’Azienda era di tuo padre?

Mio padre aveva prediletto la produzione di olive. La Nocellara è molto ricercata come oliva da mensa e da aperitivo. Produceva anche olio, ma in piccola quantità, senza un’etichetta. Io e mio marito Paolo abbiamo deciso, non solo di continuare la vendita delle olive all’ingrosso, e di creare dei paté, ma soprattutto di imbottigliare il nostro olio, dandogli un nome.

Avete dato al vostro olio un nome evocativo, come lo avete scelto?

La nostra Azienda sorge a pochi chilometri dal Parco Archeologico di Selinunte e sette erano i Templi di ordine Dorico della colonia greca di Occidente, dei quali uno solo è stato ricostruito. Da qui il nome Sette Templi e sull’etichetta una colonna dorica stilizzata.

Vuoi farmi l’analisi sensoriale di Sette Templi?

Sette Templi è un monocultivar di Nocellara del Belice. Un fruttato medio che all’assaggio esprime toni di amaro e piccante ben dosati e in equilibrio con note di pomodoro, carciofo e mandorla verde. All’olfatto si esprime con sentori di erba falciata. Suggerisco di provarlo su una caprese, sulla Caponata, sul pesto alla trapanese, ma anche sul gelato alla vaniglia e sul cioccolato fondente.

Hai mai lavorato con tuo padre? Ti ha visto olivicoltrice oltre che biologa?

Purtroppo no! E’ mancato prima, ma so che mi guarda da lassù e mi piacerebbe sapere cosa ne pensa. Ha gestito tutto lui fino alla sua morte, ha voluto che noi, i suoi figli, studiassimo, perché lui non ne aveva avuto la possibilità. Aveva con questa campagna un rapporto di amore e odio. Questi olivi erano un po’ come i suoi figli, ma aveva anche dei momenti di risentimento dovuti alla difficoltà di fare imprenditoria in Sicilia. Per noi continuare il suo lavoro è stata una scelta che abbiamo fatto per passione, avremmo potuto vendere, per lui no, suo padre già da bambino lo portava in campagna a lavorare.

Cos’è per te questo oliveto?

Un’oasi di pace dove io e mio marito veniamo quando siamo liberi dagli impegni lavorativi, perché la nostra occupazione principale ancora non è quella degli olivicoltori.

Cos’è per te intimamente l’olio?

L’olio è l’attesa, è il frutto di un anno di lavoro, è una festa. E’ il ricordo della mia infanzia, di mio padre che diceva: <<Stasera usciamo l’olio>> e si andava tutti al frantoio e si assaggiava il nuovo olio sul pane fresco.

Che tipo di raccolta effettuate?

La nostra è una raccolta manuale, che è sì costosa, ma permette alle nostre olive di arrivare al frantoio intatte, senza ammaccature e completamente prive di foglie. Inoltre le piante non subiscono alcun trauma, contrariamente a quanto avviene con la raccolta meccanica. Partecipiamo noi della famiglia e a seconda delle annate ci avvaliamo della collaborazione di sette operai.

Qual è il momento migliore per la raccolta?

Raccogliamo la prima settimana di ottobre, molto precocemente quando le olive sono del tutto verdi. Così otteniamo un olio che conserva tutti i suoi aromi ed è ricco di polifenoli quindi di tutti quegli antiossidanti che fanno bene alla salute. In questa zona alcuni produttori raccolgono a metà novembre. La sovra-maturazione porta a un aumento di resa in olio, ma ad un appiattimento del profilo aromatico. Con la raccolta precoce produciamo un olio di qualità, lo confermano le analisi alle quali viene sottoposto quando partecipiamo ai concorsi e viene inserito nelle guide del settore oleario.

Allora come si fa ad ottenere un olio di qualità? Qual è il momento in cui non è possibile sbagliare?

Tutti i passaggi sono fondamentali, ma il momento più importante credo sia la molitura. Paolo è presente al frantoio e segue ogni fase, dal cambio dell’acqua per il lavaggio delle olive alla misurazione della temperatura.

La pianta di olivo va nutrita? Voi concimate?

Sì concimiamo. Avendo aderito al piano di riduzione dei fitofarmaci, ogni tre anni utilizziamo lo stallatico di pecora, tutti gli anni spargiamo i rami più piccoli della potatura trinciati e seminiamo il favino che viene poi tagliato e diviene concime organico. Nel tronco di un nostro olivo c’è, da anni, un alveare di api nere sicule, questo dimostra la salute dei nostri terreni. Ci avvaliamo della consulenza di un agronomo, dobbiamo rifarci al passato, ma con lo sguardo rivolto al futuro, noi poi abbiamo bisogno di essere seguiti, perché quando mio padre era in vita la campagna era per noi solo il luogo dove andare a villeggiare.

Questo che anno sarà?

Poteva essere migliore, non è un’annata ricca. Nel mese di maggio una settimana di forte vento di scirocco ha fatto cadere parte delle inflorescenze. Lo scorso anno abbiamo perso il 40% del raccolto a causa della pioggia caduta sempre nel mese di maggio, che non ha favorito all’allegagione. Purtroppo, in campagna è così, gli eventi atmosferici sono indomabili.

Si può vivere facendo gli olivicoltori?

Sì, ma il lavoro è tanto e il guadagno è poco e può anche essere inesistente se le condizioni climatiche sono avverse. Mio padre ci è riuscito, ha allevato quattro figli, ma ora che l’azienda è mia capisco tanti suoi piccoli malumori…

Perché in Italia la produzione di olio di qualità è costosa e i ricavi sono bassi?

Semplicemente perché le spese sono tante. Noi spendiamo molto per la potatura, le squadre sono poche ed è una competenza che si sta lentamente perdendo. E’ molto costosa anche l’irrigazione del periodo estivo e poi la manodopera necessaria per la raccolta.

Ora ti invito ad andare indietro nel tempo, è estate, sei una bambina, è ora di cena, raccontami…

Siamo in campagna nei nostri oliveti, dove stiamo trascorrendo l’estate. Sono con i miei genitori, le mie due sorelle e mio fratello, mia madre ci chiama ad assaggiare, dal suo forno a legna sono usciti i biscotti, le pizze, il pane. Sul pane caldo versa il nostro olio e noi bambini felici lo mangiamo.

Progetti futuri?

Terminare la sala degustazione alla quale stiamo già lavorando. Crediamo nell’olioturismo, siamo vicini al Parco di Selinunte, vorremmo accogliere coloro che vanno a visitarlo e fargli trascorrere qualche ora nel nostro oliveto assaggiando il nostro olio.

Un sogno nel cassetto?

Vorrei che i miei figli che, come ho fatto io, stanno studiando a Modena, tornino a vivere in Sicilia e che questi oliveti non vadano venduti. Vedremo…io amo dire che nella vita si sa dove si è nati, ma non si sa dove si muore.

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Gabriella

È inevitabile che vi racconti un po’ di me, mi chiamo Gabriella Pravato, vivo a Roma e ho una grande passione, il cibo. Il cibo è molte cose insieme... Leggi di più...

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